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Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
Edizioni CVS: A te giovane - 1979 - pag. 79-94

A te giovane

COSCIENZA

Sac. Luigi Novarese

Risvegliare la coscienza, illuminarla perché sia coscienza vera e certa, punto di confronto per qualsiasi intrapresa è il problema più urgente e più grave del nostro momento.
Qualsiasi esame o studio sui vari problemi, anche quanto mai urgenti, che non sia posto sulla base di una responsabilizzazione di coscienza, è tempo perso e sistema eludente, perché la causa del baratro - e questa sembra ormai la parola giusta - in cui la società è caduta, ha direttamente relazione con il fenomeno, quanto mai esteso nei vari strati della società, della perdita della coscienza.
La perdita della coscienza sfocia poi nei vari surrogati di comodo, creati per dare pace a se stessi, ma che in realtà dicono la perdita di un termine sicuro di confronto.

“La crisi del senso religioso sta alla radice della crisi del senso morale: un concetto errato sui nostri rapporti con Dio. La moralità viene a mancare del suo riferimento ad un principio assoluto” (G. B. Montini, Lettera Pastorale sul senso morale, 1961).

Pio XII, il 26 ottobre 1946, al Congresso Catechistico Nazionale degli Stati Uniti in Boston, non ha dubitato di affermare che: “Il pia grande peccato del mondo è perdere il senso del peccato”, adducendo anche i motivi: “Frutti di compromesso tra la terra ed il cielo; falso umanesimo che presenta il peccato come un arricchimento della propria personalità, immoralità, false teorie sui peccati”.
Paolo VI, il 28 marzo 1973 all’inizio della Quaresima, ha sottolineato “la necessità di prendere atto della realtà del peccato che è nel mondo, che è ed è stato in noi”.
Paolo VI, come già aveva fatto il suo predecessore Pio XII, delinea i motivi della perdita del senso del peccato:
“La difficoltà dell’uomo profano moderno a parlare di peccato nasce dal fatto che nel concetto di peccato si include il riferimento a Dio; e Dio non deve essere più richiamato in causa nel linguaggio, anzi nel pensiero, nella coscienza dell’uomo secolarizzato, quale vuol essere il figlio del nostro tempo, il quale, occorrendo, parlerà di infrazione all’ordine, (...ma l’ordine non reclama esso pure un riferimento trascendente a Dio?) ovvero di colpa, oppure di libero esercizio delle proprie facoltà, e così via, ma non di peccato, che implica un concetto morale, collegato per via metafisica al primo Principio di ogni cosa che è Dio”.
La Costituzione pastorale “Gaudium et Spes”, al n. 8, segnala che “Nella persona si nota molto spesso lo squilibrio tra una moderna intelligenza pratica, ed il modo di pensare teoretico che non riesce à dominare nè ad ordinare in buona sintesi l’insieme delle sue conoscenze”.
La medesima Costituzione, nello stesso numero, segnala la causa di questo squilibrio, “La preoccupazione dell’efficienza pratica e le esigenze della coscienza morale”.
Nonostante questi chiari richiami e le quanto mai altrettanto chiare indicazioni della Gaudium et Spes sulla coscienza, esigenza, esercizio, dovere di ascoltarla, non si può dire che, collettivamente considerando, ci sia stata fino ad oggi una vera ripresa di coscientizzazione delle persone e delle masse.
Ne sono prova i Referendum sul matrimonio e sull’aborto, nonché, in Italia, i milioni di cristiani aderenti a partiti fondamentalmente ateisti, anche se in piano di presentazione non si professano tali.
Evidentemente non tutte queste persone, c’è per lo meno da augurarselo, hanno perso il senso della propria coscienza, ma i fatti, l’ordinamento, ad esempio, assistenziale con relativa legge sugli ospedali psichiatrici, si presenta politicizzato.

In tale ordine di impostazione, l’uomo è fondamentalmente un condizionato e non si può parlare del suo valore umano, quale creatura di Dio, da Dio redenta, con finalità ultraterrene, legata col proprio fratello in vincoli di inscindibile carità fraterna e soprannaturale.
La parola di Papa Giovanni Paolo Il rivolta, in continuità di pensiero, il 10 aprile u.s., giunge a noi come una diagnosi grave, sicura, densa di imponderabili, che assolutamente non può essere passata sotto silenzio: “L’uomo contemporaneo sperimenta la minaccia di una impassibilità spirituale e persino della morte della coscienza, e questa morte è qualcosa di più profondo del peccato: è l’uccisione del senso del peccato”.
Questo è il vero spazio che dice il percorso fatto dall’umanità nel suo allontanamento da Dio, esistente tra le due diagnosi fatte da Pio XII e da Giovanni Paolo Il. Non soltanto quindi perdita del senso del peccato, ma morte della coscienza che è realmente qualcosa di più profondo e di maggiormente dannoso del peccato stesso, perché, fintanto che la persona avverte l’interiore rimorso per quanto fatto, c’è speranza di vita, come quando il dolore del corpo avverte una alterazione fisica.
La coscienza che non reagisce più, non soltanto registra lo stato di morte dell’anima, ma lo stato di quiescenza del peccato che, come tale, non viene più avvertito, per cui lo si accetta e lo si vive come una componente della propria esistenza derivante dal pragmatismo, dal relativismo, dalla sensualità, dal proprio comodo o tornaconto, ecc.
Papa Wojtyla non esita a definire la morte della coscienza un peccato contro lo Spirito Santo. Non è, del resto, Dio l’autore della legge naturale scritta nel cuore di ogni uomo e del Decalogo, la tavola riassuntiva di tale profonda legge incisa nel cuore di tutti i popoli?
“ Tanti fattori - afferma Giovanni Paolo Il nel medesimo discorso - concorrono oggi ad uccidere la coscienza negli uomini del nostro tempo, e ciò corrisponde a quella realtà che Cristo ha chiamato ‘peccato contro lo Spirito Santo’. Questo peccato comincia quando all’uomo non parla più la parola della croce come l’ultimo grido dell’amore, che ha la potenza di lacerare i cuori”.
I tanti fattori che concorrono ad uccidere la voce della coscienza, oltre ai punti indicati, sono da ricercare anche nella manopolizzazione della intelligenza dell’uomo, da parte di cricche ben precise che strutturano i mass-media secondo scopi ben stabiliti, ad esempio le innumerevoli uccisioni, proiettate sullo schermo, dei films polizieschi o ispirati alla violenza, finiscono con l’indurire gli animi sulle fratricide uccisioni che quotidianamente avvengono nella società.
L’ultimo scalino disceso dall’umanità nei nostri giorni con la morte della coscienza non è il raggiungimento di una piattaforma di civiltà e di conquista, bensì la risultante di tanto omertoso silenzio da parte di tanti responsabili di fronte all’immoralità ed ai numerosi errori che con un certo compiacimento venivano accolti e silenziosamente sostenuti.
Non mancarono voci autorevoli dai Papi e Vescovi ai cattolici veramente impegnati, che con vera fermezza si opposero all’andazzo corrente.
Nella recente Enciclica “Redemptor Hominis”, Giovanni Paolo Il denuncia il prevalere della tecnica sull’etica, togliendo all’etica il prevalere della sua funzione propria del controllo degli atti dell’uomo in rapporto a Dio ed al prossimo.
Ma non basta, occorre fedelmente seguire le linee del Magistero.
La gravità del male spinge all’azione e non alla quiescenza.
Papa Wojtyla si rivolge ai giovani affinché siano essi a prendere coscienza di questa grande incoerenza della nostra società, per risvegliare tanti “sacrari dell’uomo”, ossia tante coscienze, ove l’individuo “si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria” (Gaudium et Spes n. 16).
Ai giovani il Papa dice: “Avete potuto toccare con mano quanto il nostro mondo abbia bisogno di Cristo. È importante che continuiate ad annunciare con umile coraggio la Sua parola salvatrice. Da questo soltanto può, infatti, venire la vera liberazione dell’uomo. In Cristo, cioè, è posta la sorgente della forza che trasforma interiormente l’uomo, il principio di quella vita nuova che non svanisce e non passa, ma dura per la vita eterna” (Discorso 1/I V/1979).

Quale l’azione?

Leone XIII nella sua Enciclica “Exeunte Iam Anno” (25 dicembre 1888) esorta:
1) “Non assecondare i costumi corrotti del secolo, ma combatterli e resistervi con costanza”.
2) “Correre ‘alla meta propostaci’ armati e pronti con quel coraggio e con quelle armi con le quali scese in campo Colui che ‘propostosi il gaudio, sopportò la croce’”.
3) Far vedere ed intendere agli uomini “che è cosa assai difforme della fede cristiana andare dietro, come si suoi fare oggi, ad ogni sorta di piaceri, rifuggire dalla fatica, compagna della virtù, e non ricacciare nulla a se stessi di ciò che soavemente e delicatamente blandisce i sensi”. “Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne con i vizi e le concupiscenze”.
“Da ciò si deduce - conclude Leone XIII - che non sono di Cristo colOro i quali non si esercitano e non si abituano a patire, disprezzando le mollezze e le delicatezze della voluttà”.
Se l’errore vissuto e propagato è l’autore del peccato e della morte della coscienza, la verità proclamata e testimoniata è luce, posta in alto, che illumina, trascina, addita le mete da conseguire.
Essere divulgatori di verità intrepidi, costanti, pazienti nella dinamica della carità del Cuore di Cristo, significa svolgere opera di evangelizzazione, di elevazione e di soccorso alla nostra società caduta negli artigli del vizio e dell’errore.
Professione di verità con tutti, verità ad ogni livello, verità su ogni problema, verità detta senza acredine, senza polemizzare, sostenendo l’annuncio della verità, che è coerente testimonianza, con la preghiera e il sacrificio, affinché la verità sia vista come luce, abbracciata come bene sommo, seguita come via sicura.

Il giovane dinanzi all’attuale marasma sociale

Dio vuole servirsi di noi - di voi giovani:
- per portare la luce (evangelizzazione),
- per sostenere anime e corpi (opere di misericordia),
- per suscitare nell’ambiente in cui ciascuno di noi vive interrogativi forti, pulsanti, decisivi.

Così Giovanni Paolo II ai giovani (1/3/1979):

1) La vostra è l’età della domanda suprema: che senso ha la vita? E conseguentemente, che senso ha la storia umana?
È certo la domanda più drammatica ed è anche la più nobile, che qualifica veramente l’uomo nella sua natura di persona, intelligente e volitiva. Infatti, l’uomo non può rinchiudersi nel limite del tempo, nel cerchio della materia, nel nodo di un ‘esistenza immanente e autosufficiente; può tentare di farlo, può anche affermare a parole e a gesti che la sua patria è solo il tempo e che la sua dimora è solo il corpo. Ma in realtà la domanda suprema lo agita, lo punge e lo tormenta. È una domanda che non si può eliminare.
Sappiamo come, purtroppo, gran parte del pensiero moderno, ateo, agnostico, secolarizzato, insista nell’affermare e nell’insegnare che l’interrogativo supremo sarebbe una malattia dell’uomo, una montatura di genere psicologico e sentimentale, da cui bisogna guarire, affrontando coraggiosamente l’assurdo, la morte, il nulla.

2) La vostra è l’età dell’incontro cosciente e voluto con Cristo.
Carissimi giovani, solo Gesù Cristo è la risposta adeguata e ultima alla domanda suprema circa il senso della vita e della storia.
Pur nel rispetto di quanti hanno altre idee e ben sapendo che la fede in Cristo ha i suoi tempi e le sue stagioni e che esige una maturazione personale, legata alla “grazia” di Dio, io dico a voi con fiduciosa franchezza che, trascorsa l’età ingenua della fanciullezza e l’epoca sentimentale dell’adolescenza, giunti alla giovinezza, cioè alla vostra età esuberante e critica, la più bella ed entusiasmante avventura che vi possa toccare è l’incontro personale con Gesù, il quale è l’unico che dà vero significato alla nostra vita.
Non basta cercare; bisogna cercare per trovare la certezza. E la certezza è Gesù che afferma: “Io sono la via, la verità e la vita!... ” (Gv. 14, 6); “Io sono la luce del mondo; chi viene dietro a me, non cammina nelle tenebre!... ” (Gv. 8, 12); “Io sono venuto per rendere testimonianza alla verità!... ” (Gv. 18, 37>.
Non c’è soluzione allo scetticismo e alla disperazione che nella fede in Cristo. Solo Gesù rivela il significato della nostra esistenza nello sconfinato mistero dell’universo, nel vortice oscuro e imprevedibile della storia!

3) Infine, ed è la conclusione pratica, la vostra è l’età della decisione più importante. Qualunque strada sceglie-rete nella vita, la decisione più importante é di vivere dappertutto, sempre e con tutti l’ideale cristiano dell’amore a Dio e al prossimo.
Non allontanatevi da Cristo! Decidete per Lui! L ‘umanità ha bisogno soprattutto di buoni Samaritani, perché ha bisogno di Cristo!
Mi piace ricordare un ‘esortazione che Paolo VI, mio venerato predecessore, proprio in quest’aula rivolgeva a dodicimila giovani, due anni fa: “Non lasciatevi ingannare da coloro che vorrebbero introdurre nel vostro cuore ideali diversi e addirittura in contrasto con quelli della vostra fede. Solo in Cristo è la soluzione di tutti i vostri problemi. È Lui che libera l’uomo dalle catene del peccato e di ogni schiavitù: è Lui la luce che risplende fra le tenebre; è Lui ‘la verità che tanto ci sublima’ (Dante, Par. 22, 43),~ è Lui che dà alla vita le ragioni per cui vale la pena di vivere, amare, lavorare, soffrire; è Lui il nostro sostegno e il nostro conforto” (L’Osservatore Romano, 24 aprile 1977).

Prendere coscienza del mondo in cui occorre operare

È la prima regola per svolgere una salutare opera di evangelizzazione.
Occorre sapere quali sono le condizioni in cui vivono i fratelli per essere strumenti di aiuto e di sostegno nella dinamica della carità del Cuore di Cristo che sale al Padre celeste e si protende poi, nello stesso spirito di carità, verso i fratelli.
Non ci deve essere miseria umana che non ci tocchi e non ci spinga all’azione, come il Cuore di Cristo che. aveva pietà della folla che lo circondava.
Non ci deve essere errore che non debba essere conosciuto, per efficacemente combatterlo, nella luce della verità e nella guida della Chiesa.
Non ci deve essere macchinazione che non debba essere resa nota. Il nemico opera nelle tenebre, noi dobbiamo combatterlo nella radiosità del Cristo morto e risorto.
Il mondo, saturo di materialismo, si sta materializzando sempre di più:
- per l’assopimento della voce della coscienza,
- per l’inconsapevolezza del diuturno ed instancabile lavoro dei senza Dio, protesi a voler cancellare dalla mente dell’uomo ogni idea di Dio creatore, Redentore, vivente nella Chiesa in quel vincolo di caritatevole unità realizzata dal Corpo Mistico,
- per l’inattività con cui tanti di noi si comportano di fronte al “nemicus homo”, il quale semina morte e distruzione, mentre noi magari tranquillamente dormiamo: non è questa la parabola del seminatore nemico che semina zizzania?
Evidentemente distinguiamo bene tra azione politica ed azione di lotta ateistica, condotta ad oltranza, specialmente contro la Chiesa.
Non è affatto intenzione nostra entrare in nessun disegno politico, ma è dovere di figli della luce conoscere gli errori e quanto i senza Dio si diano da fare per propagare l’errore:
- per vederne la portata,
- constatarne gli effetti,
- studiarne la dinamica,
- combattere tali errori in piano di fede fino alla morte, se
necessario, nella consapevolezza di quanto Gesù Cristo ha detto: “Chi mi avrà confessato dinanzi agli uomini, io lo confesserò dinanzi al Padre mio”.
Questo è quanto deve conoscere il giovane in piano di fede, per maturare nella preghiera, sotto lo sguardo dell’Immacolata, i metodi più adatti per disincantare l’umanità dall’ateismo duro, accanito, massiccio, ultima tappa della depravazione dei liberi pensatori enciclopedisti.
L’Immacolata a Lourdes ed a Fatima ha parlato contro gli enciclopedisti, additando le vie della preghiera e della penitenza per risalire a Dio, mentre a Fatima, nel 1917, ha denunciato il materialismo ateo quale ultima tappa della discesa degradante dell’uomo, per riprendere poi, da tale stato, la via del ritorno verso la Chiesa di Cristo e verso la riconciliazione.

Gli ateisti si organizzano

Prendiamo visione di alcuni documenti e linee direttive ateiste.
1) - Pio XI, nell’Enciclica “sul comunismo ateo” descrive il materialismo evoluzionistico di Marx ed i suoi dolorosi effetti.
“La dottrina che il comunismo nasconde sotto apparenze talvolta così seducenti, in sostanza oggi si fonda sui
principi già predicati da Marx, del materialismo dialettico e materialismo storico, di cui i teorici del bolscevismo pretendono possedere l’unica genuina interpretazione. Questa dottrina insegna non esserci che una sola realtà, la materia, con le sue forze cieche, la quale evolvendosi diventa pianta, animale, uomo. Anche la società umana non è altro che un ‘apparenza e una forma della materia che si evolve nel detto modo, e per ineluttabile necessità tende, in un perpetuo conflitto delle forze, verso la sintesi finale:
una società senza classi. In tale dottrina, com’è evidente, non vi è postO per l’idea di Dio, non esiste differenza fra spirito e materia, nè tra anima e corpo; non si dà sopravvivenza dell’anima dopo morte, e quindi nessuna speranza in un’altra vita. Insistendo sull’aspetto dialettico del loro materialismo i comunisti pretendono che il conflitto, che porta il mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini. Quindi si sforzano di rendere più acuti gli antagonismi che sorgono fra le diverse classi della società, e la lotta di classe, con i suoi odi e le sue distruzioni, prende l’aspetto di una crociata per il progresso dell’umanità. Invece, tutte le forze, quali esse siano, che resistono a quelle violenze sistematiche, debbono essere annientate come nemiche del genere umano”.

2) - Con Chruscev la persecuzione contro la religione si fa scientifica:

a) Al XXII Congresso del PCUS Chruscev ha dichiarato: “Occorre un sistema elaborato e integrale di educazione scientifico-ateistica che sappia raggiungere tutti gli strati ed i gruppi della popolazione, che impedisca la diffusione delle idee religiose, particolarmente tra i bambini e gli adolescenti. Compito di tutte le organizzazioni partitiche, delle istituzioni ideologiche è quello di svolgere sistematicamente e coerentemente la propaganda scientificoateistica, spiegare con pazienza ma in maniera convincente l’inconsistenza delle credenze religiose. É particolarmente importante migliorare il contenuto del lavoro ateistico. Nella stampa, alla radio, nelle lezioni e nelle conferenze bisogna smascherare l’ipocrita morale religiosa e i tentativi degli ecclesiastici di adattarsi alle esigenze del tempo, bisogna dimostrare l’incompatibilità tra comunismo e religione...
Nella propaganda scientifico-ateistica è consigliabile fare uso più largo di forme quali: le università dell’ateismo, le serate di domande e risposte, i giornali parlati, i cineforum. Però la cosa principale è quella di arrivare a tutti e a ciascuno”.
proprio il partito ad affermare di aver posto fine alla politica “liberale” nei confronti della Chiesa e di aver “corretto” le forme di propaganda contro la religione (Literaturnaja Gazeta, 1O/IV/1962, cfr. anche Nauka i Religija, n. 4, 1962, pp. 48-49).

b) La Pravda del 26/IX/1962 comunica: “Chruscev -nel XXII Congresso del PCUS - afferma che se la lotta contro la religione è l’ABC del comunismo, questo non si ferma all’ABC ma va oltre e dice che contro la religione “bisogna saper combattere”! “Occorre un sistema elaborato ed integrale di educazione scientifica ateistica che sappia raggiungere tutti gli strati ed i gruppi della popolazione che impedisca la diffusione delle idee religiose, particolarmente tra i bambini e gli adolescenti”.

3) - La lotta per scalzare la religione deve estendersi ovunque:

Il’icëv, responsabile dell’ideologia in seno al CC del PCUS prendendo la parola al Plenum centrale del giugno 1963, disse: “La religione è il principale nemico della concezione scientifica del mondo all’interno del nostro paese; dalla religione non si è ancora staccata una parte considerevole della nostra popolazione”.
“Nel comunicato dello stesso Plenum si legge: “Occorre condurre una lotta insistente contro i pregiudizi religiosi, sviluppare largamente l’attività scientifico ateistica”. “É particolarmente importante tenere sotto osservazione le famiglie dei credenti dove vi sono bambini ed adolescenti”.
“É evidente che il propagandista non può rinchiudersi nella cornice di una sola forma di lavoro, limitarsi alle conversazioni con i credenti nonostante l’importanza e la priorità di questo metodo.
L’influsso del propagandista otterrà successo se assieme alla conversazione saprà usare la lezione specializzata, la letteratura scientifica, le visite ai musei, le diapositive, ecc.”.
“La religione spesso specula sul dolore dell’uomo. Ecco perché è particolarmente importante non perdere di vista le persone che si trovano in difficoltà o sono state colpite da una disgrazia e porger loro, nel momento opportuno, aiuto ed il dovuto sostegno” (Nauka i Religija, n. 7, 1963, pag. 3).

4) - Attività nelle facoltà di medicina:

“Nell’agosto 1964 gli studenti di stomatologia e farmaceutica, durante le loro esercitazioni pratiche, tennero 665 lezioni antireligiose ad un pubblico complessivo di 30.000 lavoratori”.
“Il medico è obbligato non solo a sanare il corpo, ma anche la psiche dell’uomo”.
“A tutte le cattedre dell’istituto si è raccomandato di trarre dalle nozioni scientifiche delle nozioni sulla concezione del mondo, di illustrare i compiti pratici ed i metodi dell’attività ateistica dei medici”.
Ogni cattedra di medicina deve essere nel medesimo tempo cattedra di ateismo.
Specificatamente vengono nominate le seguenti cattedre: biologia, fisiologia, genetica, microbiologia, patologia, malattie interne, diagnostica, chirurgia, malattie psichiche, stomatologia, farmaceutica.
Presso l’istituto di medicina si sono ancora organizzati corsi semestrali di ateismo per i medici della città. In seguito saranno tenuti dei corsi di ateismo anche per i medici di periferia. “Lo scopo di questi corsi è quello di preparare qualificati propagandisti dell’ateismo che sappiano poi organizzare l’attività ateistica negli ospedali, nelle cliniche per partorienti, nei dispensari per donne e bambini e che sappiano dirigere circoli ateistici e tenere delle conferenze ateistiche”. (Vestnik Vyssej Skoly, n. 2, 1965, pag. 70).
Ogni studente credente che desidera intraprendere gli studi di medicina è costretto a scegliere fra il rinnegare la fede e la rinuncia delle sue aspirazioni professionali.

5) - Centro Studi

“Per dirigere e coordinare tutta l’attività ateistica” nel giugno 1964 è stato fondato l’Istituto di ateismo scientifico alle dipendenze del Comitato Centrale del PCUS.
“L ‘Istituto di ateismo scientifico è stato concepito e creato come unico centro di tutto il lavoro ateistico dell’URSS. Il nuovo istituto è chiamato a dirigere e coordinare le ricerche scientifiche, ad impostare e risolvere i problemi più attuali, a preparare quadri di altissima qualificazione, ad organizzare conferenze sociali e seminari.
Corrispondentemente a questo compito, nell’Istituto si sono formate due sezioni: la sezione Teoria dell’ateismo scientifico e critica dell’ideologia religiosa contemporanea e la sezione Organizzazione dell’educazione ateistica” (Nauka i Religija n. 9, 1964 pag. 53).

“Noi ci troviamo nel periodo di edificazione avanzata del comunismo. Può pensare l’ideologia religiosa di entrare in qualche modo nella società comunista? Certamente no! Il cammino delle cose porta alla scomparsa ineluttabile della religione, al superamento completo dei pregiudizi religiosi, alla definitiva vittoria dell’ateismo nella coscienza di tutti gli uomini”.
Nauka i Religlia, n. 8, 1960, pag. 35

“La religione è il principale nemico ideologico del comunismo”.
Agitator, n. 6, 1964, pag. 41

“Nobile e gloriosa è la vocazione ad essere ateista: aiutare gli altri a trovare la via verso la libertà spirituale”.
Nauka i Religija, n. 1, 1964, pag. 43

“La chiesa si muove, la chiesa si rinnova. Ma nonostante questo essa vuole restare chiesa, cioè quel complesso di istituzioni, di ministri, di riti che si fondano su un cieco atto di fede. La stessa parola rinnovamento non suona forse come un’espressione assurda quando si tenta di accordarla con categorie filosofiche quali la vita ultraterrena, le forze soprannaturali che influenzerebbero le cose degli uomini, l’incarnazione dell’idea del bene nel paradiso e del male nell’inferno?”.
Komsomol’skaja Pravda, 6/IV/1965

“Il partito esige categoricamente dai suoi membri di por fine ad un comportamento passivo nei riguardi della religione. Ogni comunista deve essere un ateo convinto; deve considerare suo dovere ineluttabile lo smascheramento dei pregiudizi religiosi.., l’ateismo dei comunisti deve essere decisamente militante”.
Agitator, n. 6, 1964, pag. 41

La “Pravda” del 31 marzo 1979 ha pubblicato la parola d’ordine di intensificare l’azione anti-cattolica e la diffusione dell’ateismo anche tramite le istituzioni di Stato per il pericolo che corre la gioventù, la quale incomincia a seguire idoletti religiosi.
Due fattori consigliano questa intensificazione di lotta anti-religiosa:

a) si sta avvicinando il 9° centenario del battesimo della Russia;

b) l’ascendente che Papa Giovanni Paolo II sta esercitando verso la gioventù.

Per questi motivi bisogna seguire attentamente i giovani per attirarli e formarli nella ideologia ateistica.
Le citazioni riportate sono soltanto indicative; esse dicono il problema, la sua gravità e la necessità di illuminare tanti fratelli, amati e riscattati dal Sangue di Nostro Signor Gesù Cristo.
Il “Sitio” del Cuore di Cristo, pronunciato dall’alto della croce, deve diventare il nostro sitio, ed allora soltanto, ossia quando come il Cristo avremo imparato ad accostarci al fratello, pagando di persona, si realizzerà un solo ovile sotto un solo pastore.
Il cuore di ogni giovane sia un cuore di apostolo.
A questo ci invitano il Cuore di Gesù ed il Cuore Immacolato di Maria.