Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 5/6/7 - maggio/giugno/luglio 1976 - pag. n. 62-64
Lettera aperta ai Silenziosi Operai della Croce
Carissimi,
non voglio lasciare andare in stampa la rivista senza dire con Sorella Myriam a
ciascuno di voi il grazie più sentito per le sofferenze, le estenuanti fatiche
fisiche, serenamente e costantemente sopportate perché la Cappella, la Cripta e
l'Aula Magna siano oggi una realtà.
Il vostro lavoro iniziato il 1 ottobre 1975, all'indomani della fine degli
Esercizi Spirituali, è terminato alle ore 15 del 24 marzo U.S., ha reso
possibile la grande realtà di cui tutti ora godiamo.
Ho visto sorelle e fratelli giungere dalle varie Comunità man mano che
l'attività locale poteva porre qualcuno a disposizione; ho visto il gruppo delle
giovanissime e dei nostri Sacerdoti picconare, fare gettate di cemento con un
gruppo ristrettissimo di operai, trasportando sabbia, cemento e pietre sotto la
neve ed acqua che sembravano non voler finire.
Vi ho visti lavorare con il compressore e trasportare centinaia di carriole di
pietre dalla porta di ingresso a piano terra fino al parco di Fatima per
costruire i muri di sostegno.
Eravate attenti ai vari cambiamenti del tempo - sprazzi di sereno - pioggia -
neve - ghiaccio - per passare da una attività all'altra per non perdere tempo e
si pregava tutti assieme perché non gelasse il cemento durante la notte e presto
tornasse il sole.
La famiglia era riunita al completo; non mancava nessuno; e quando per il mal di
cuore Sorella Myriam non poteva stare anch'essa accanto a voi, vi portava latte
caldo, mescolato con cognac ed amaretti per sostenervi nel lavoro, veramente
superiore alle vostre forze.
Chi vi ha dato tanto entusiasmo e tanta energia?
L'amore verso l'Immacolata e verso gli ammalati, il senso della nostra povertà
che non ci permetteva di sopportare oltre, accanto a noi, persone che avevano un
solo interesse, tirare in lungo.
Le vostre facce talvolta livide, le febbri sopportate in piedi lavorando alle
intemperie (era il passaggio dell'influenza), la pelle (e questo nel senso più
vero e proprio) lasciata sotto i colpi di martello o di pietra, oppure
distaccatasi dalle ginocchia a forza di restare chini sui pavimenti gelati dei
terrazzi per scoperchiarli, sono prova indiscussa del vostro amore per l’ideale.
Avete imparato ad impastare il cemento, scavare pozzetti di collegamento per
pluviali, costruire muri di sostegno e muri di tramezzo, a prendere misure
precise per la posa di infissi: avete imparato (se ce ne fosse stato bisogno) a
porre nelle fondamenta della Casa e sui muri di costruzione il vostro amore,
reso visibile e duraturo dalle vostre fatiche.
Mai siamo stati così contenti come in quei mesi di estremo lavoro a Re,
allorché, a chiusura della giornata, ci riunivamo in Cappella per celebrare la
Messa ed unire con il divin Redentore le fatiche del giorno, commentando,
accanto a Lui, l'andamento della giornata e l'impostazione dell'attività del
giorno seguente: questo è il segreto del termine dei lavori della Cappella,
dell'Aula Magna e della Cripta.
Nel lavoro non è mai venuta meno la gioia e nei ritagli di tempo venivano
distribuiti, da voi, diplomi vari di operai specializzati!
Sì, un Diploma lo sta redigendo per ciascuno di voi - e lo spero anche per me -
la nostra Mamma del cielo, che non manca mai di farci sentire la Sua presenza,
il Suo aiuto e la Sua gioia.
Con Sorella Myriam vi saluto e benedico.
Roma, 5.VII.1976
Sac. Luigi Novarese
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