Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 4 - aprile 1976 - pag. n. 2-31
L'APOSTOLATO ASSOCIATO E IL CORPO MISTICO
Introduzione
Trattando il tema «L'Apostolato associato ed il Corpo Mistico» intendiamo
parlare dell'Apostolato che il sofferente, come qualsiasi altro battezzato, è
chiamato a svolgere, in virtù del battesimo tanto da solo, quanto assieme agli
altri, ossia in piano associato.
Soggetto del nostro tema è l'ammalato, colui che è iscritto al Centro Volontari
della Sofferenza, che deve entrare nella vita ecclesiale e civile con la
fisionomia che gli compete quale uomo, uomo redento e, nel caso nostro, uomo
sofferente.
Precisiamo alcuni presupposti che diamo per ampiamente già provati.
1) CRISTO SOLTANTO HA DATO VOCE AL SILENZIO SENZA VITA DEL DOLORE E «lo ha
chiamato ad uscire dalla sua disperata inutilità per farlo diventare fonte
positiva di bene ». Così Paolo VI il Venerdì Santo del 1964.
Da questo punto di partenza, l'unico positivo che si possa presentare a chi
soffre, già si delinea una posizione ben precisa: non mendicare argomenti
consolatori per chi soffre, ma fornire elementi base, punti reali di partenza,
in cui trovare non soltanto possibilità di attività, che ci potrebbe essere
anche in un piano umano e sociale, ma scopo di esistenza, vocazione, possibilità
di inserimento preciso, strutturale dell'articolazione della vita cristiana, che
ha il suo completo sviluppo e sostegno nel Corpo Mistico.
Conclusioni di questo primo presupposto è che un'impostazione di attività per
gli ammalati e degli ammalati che si realizzi soltanto in piano orizzontale è
una articolazione magari materialmente efficiente, ma essenzialmente incompleta:
SVUOTA IL SENSO DELLA CROCE in se stesso, presso chi, dalle cause seconde, è
chiamato a continuare la passione del Cristo; priva la società cristiana ed il
mondo intero del benefico influsso dei frutti della Croce: «quando gli ammalati
pregano fanno quasi violenza sul Cuore di Cristo, torna la vita, rinasce la
speranza, fiorisce l'amore», così Pio XII ai V.D.S. nel decennio dell'
Apostolato; «quando sarò elevato da terra trarrò tutti a Me», afferma Nostro
Signor Gesù Cristo.
2) L'Azione apostolica dell'attività «del e verso» il sofferente ha quindi due
linee direttrici:
- LA PRIMA TENDE a richiamare i principi strutturali della fede e ad illuminare
chi soffre sulle grandi possibilità che egli detiene e che può realizzare; vera
opera di evangelizzazione, di grande attualità ed urgenza;
- LA SECONDA TENDE a vivere le opere di misericordia, aiutando chi meno dotato
dalla natura a scoprire ed avere un posto preciso di attività, che valorizzi le
sue possibilità residue, donandogli la gioia e la soddisfazione di un preciso
lavoro nell'ambito delle possibilità sociali.
3) Altro presupposto, riguardante il tema della presente circolare è quello che,
per una efficace azione apostolica del sofferente, in piano associato, occorre:
APPLICARE I PRINCIPI STRUTTURALI DELLA STESSA ATTIVITA' ASSOCIATA IN DIRETTA
OPPOSIZIONE AGLI ERRORI CHE CIRCOLANO OGGI FRA I FEDELI IN GENERE, E TRA GLI
AMMALATI IN SPECIE.
Un'azione concreta che non tenga presenti gli errori del tempo ed il preciso
modo di combatterli non può essere efficace.
4) L'attività di offerta spirituale che un sofferente, privo della possibilità
di rimanere in contatto con gli altri per un'attività associata ed organizzata,
può svolgere anche nell'angolo più remoto di un ricovero, è sempre l'offerta
stessa del suo personale dolore.
E questo non è scarsa attività o attività di ripiego. Egli nel piano della
grazia è vaso intercomunicante, riceve e trasmette. Riceve il sostegno del capo
e delle membra dell'intero Corpo Mistico, dona con la propria spirituale offerta
e con la propria preghiera aiuto e sostegno all'intera Chiesa.
E' il mondo della grazia che svolge la sua reale e positiva attività
soprannaturale di sostegno e di edificazione della Chiesa.
Su questo punto già tante volte si è parlato con temi come, «Possibilità
positive soprannaturali del sofferente»; «La presenza del malato nella Chiesa e
nella Società»; «Responsabilità del sofferente, ecc. ecc.».
Ricordo a questo proposito, la risposta datami da una vecchietta, lebbrosa e
cieca, a Gioia del Colle, madre di un missionario, che aveva lasciato la vita in
terra di missione. Alla mia domanda per chi pregasse, essa con precisa chiarezza
rispose: «Ho preso il posto di mio figlio nella sua Missione».
I. « OGNI CRISTIANO E' IMPEGNATO ALL'APOSTOLATO»
Dicendo «ogni cristiano è impegnato all'apostolato» già si precisa chi è che
deve agire e che cosa deve svolgere:
«I laici, radunati nel popolo di Dio e costituiti nell'unico Corpo di Cristo
sotto un solo capo, chiunque essi siano, sono chiamati come membri vivi a
contribuire con tutte le loro forze,ricevute dalla bontà del Creatore e dalla
grazia del Redentore, all'incremento della Chiesa e alla Sua continua ascesa
nella santità.
L'Apostolato dei laici è quindi partecipazione alla stessa salvifica missione
della Chiesa, e a questo apostolato sono tutti dal Signore stesso destinati per
mezzo del battesimo e della confermazione» (Lumen Gentium, 33).
FONTE DEL DIRITTO E DEL DOVERE ALL'APOSTOLATO E' IL BATTESIMO. Col battesimo
diventiamo membri vivi e responsabili della Chiesa, ed in essa veniamo ad essere
inseriti e con essa veniamo associati nella missione di salvezza.
«La vocazione cristiana è infatti proprio per natura sua, anche vocazione
all'apostolato» (A.L. 2).
Che cos'è l'apostolato
Papa Giovanni nel maggio 1961 precisa che cosa sia l'apostolato, l'oggetto e
l'ambito dell'azione apostolica. «L'apostolato non è un'attività umana con scopi
temporali, ma un'attività divina, tutta soprannaturale, nella sua origine come
nei suoi scopi» (maggio 1961 alla Giov. di A. C. francese).
Scopo dell'apostolato è dunque di «rendere partecipi tutti gli uomini dei frutti
della salvezza, e, per mezzo di essi, ordinare effettivamente il mondo intero a
Cristo. Tutta l'attività del Corpo Mistico ordinata a questo fine si chiama
«apostolato», che la Chiesa esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente
in modi diversi» (A. L. 2).
Analizzando in profondità questo modo di evangelizzare si constata che esso non
è segno di debolezza del Divin Redentore, «la carità Divina, precisa Paolo VI,
avrebbe potuto se Dio lo avesse voluto, diffondersi da sè, salvare direttamente
da sè. Il disegno è diverso; Dio salverà in Cristo gli uomini mediante un
servizio di uomini».
Analogo concetto viene espresso da Pio XII nell'Enciclica «Mystici Corporis» in
numerosi passi.
L'Anima del Corpo Mistico è lo Spirito Santo, dono del Padre e del Figlio,
che riunisce in meravigliosa unità tutti i battezzati nella linea e continuità
del Sacrificio del Cristo, DARE LA PROPRIA VITA PER IL FRATELLO, MEMORI CHE NON
SONO DA TEMERSI QUEI NEMICI CHE POSSONO SOLTANTO UCCIDERE I CORPI, MA NON LE
ANIME, E LI SPINGE IN VIRTU' DELL'AMORE, DI CUI LI ANIMA E LI DIRIGE ALL'AZIONE
APOSTOLICA, ALLA TESTIMONIANZA DATA ANCHE FINO ALL'EROISMO, NON ESSENDOCI PROVA
PIU' GRANDE DI AMORE PER I FRATELLI.
Il principio di vita soprannaturale che porta in noi lo Spirito Santo è
principio di vita soprannaturale e di azione, attraverso la quale «tutto il
Corpo... secondo l'energia propria di ogni singolo membro… contribuisce alla
crescita del Corpo stesso» (Ap. L. 4,16),
Ecco, quindi, individuata la forza e l'attività di ogni ammalato.
Il Vaticano II infatti non dubita di affermare un principio di estrema
importanza, uguale per tutti, ma che nel mondo dei sofferenti suona come
richiamo ed invito a considerare lo scopo e l'utilità della propria vita nella
società.
Così dice il Decreto dell’Apostolato dei laici: «In questo Corpo (che è la
Chiesa) è tanta l'armonia e la compattezza delle membra, che un membro, il quale
non operasse per la crescita del Corpo secondo la propria energia, dovrebbe
dirsi inutile per la Chiesa e per se stesso».
Ma analizziamo e vediamo: UN SANO, AL DI FUORI DEL PIANO DELLA REDENZIONE,
PUO' ADOPERARSI PER IL MIGLIORAMENTO DI UN PIANO UMANO, NATURALE, SOCIALE; AL
SOFFERENTE INVECE - ED IL CASO E' MOLTO COMUNE - CHE SI VEDA PRECLUSA LA
POSSIBILITA' DELL'ATTIVITA' STESSA, QUALE VERA E FONDAMENTALE REALTA' POSSIAMO
NOI OFFRIRGLI AL DI FUORI DELLE REALTA' SOPRANNATURALI?
Facendo questa affermazione non si intende affatto parlare delle realtà
eterne come un ripiego ed appagamento di aspirazioni celesti nell'impossibilità
di conseguire quelle terrene, ma intendiamo affermare che il sofferente nella
realtà del Corpo Mistico che è la Chiesa:
- ha la risposta a tutti gli angosciosi perché dell'esistenza;
- ha possibilità nuove, ultraterrene a lui richiamate in forza del battesimo;
- ha responsabilità nuove di fronte alla intera società;
- ha possibilità di ottenere come ci ha detto Paolo VI, in un discorso a noi
rivolto il 26 maggio 1973: «... VOI POTETE CIO' CHE I POTENTI DELLA TERRA NON
POSSONO ».
Attività di Gruppo
Considerando l'apostolato Associato prendiamo, per primo, in esame l'attività
di Gruppo; attività di gruppo come è stata fin dall'inizio stabilita, quale
sostegno ed animazione della base d'apostolato, «l'ammalato per mezzo
dell'ammalato».
Il Gruppo di Avanguardia, come già noto, parte da due o tre aderenti e si
prefigge di raggiungere il numero di dieci iscritti per scindere poi il gruppo e
ricominciare da capo, e così di seguito, fino ad irretire tutti gli ammalati
della zona.
Fin dall'inizio è balzata evidente la validità di tale formula di azione, dai
gruppi di avanguardia, sparsi qua e là, in diverse diocesi d'Italia, nel 1947,
in brevissimo tempo, si è passati ai Centri zona, che riuniscono Vicarie o
Decanati, Centri diocesani, Centri regionali ed ora Centri nazionali estesi in
varie parti del mondo: Svizzera, Francia, Belgio, Guatemala, Terra Santa, ecc,
ecc. ossia in 43 Stati del mondo.
La formula dell' Apostolato Associato nel nostro Centro Volontari della
Sofferenza si è imposta da sola per le condizioni stesse in cui si è trovato il
Centro nel suo sorgere. Impegnato il sottoscritto ad orari di ufficio si è
stabilito con Sorella Myriam di porre l'attività apostolica in mano ai
sofferenti stessi. SI E' FATTO QUINDI UNA SCELTA E SI E' PREFERITA LA
PARTECIPAZIONE PERSONALE ED ATTIVA DEGLI ISCRITTI, RENDENDOLI RESPONSABILI DELLE
LORO POSSIBILITA'.
Ecco quindi il principio di azione stabilito: se ogni iscritto dona
consapevolmente la propria adesione al Centro deve diventare egli per primo
apostolo, consapevole e sollecito dell'apostolato che vede necessariamente
urgente. I Gruppi di Avanguardia devono quindi essere cenacoli di sostegno
vicendevole per animarsi alla perfezione, allo spirito della più intensa
riparazione, ispirata alle richieste dell'Immacolata rivolte a Lourdes ed a
Fatima, ed all'apostolato.
E' AZIONE DI GRUPPO:
1) Vincere l'isolamento in cui, in genere, si trova il sofferente.
2) Approfondire l'esame della situazione esterna sociale in cui vive la Chiesa
per dividersi poi i vari compiti per la diffusione dell'ideale e per la difesa
della verità.
3) Sostenersi nell'azione di accostamento personale per la diffusione
dell'ideale e per la realizzazione delle diverse iniziative.
4) Vivere la propria posizione nella vita pastorale della Chiesa. Non più
considerati soltanto «oggetto di carità», ma «soggetti vivi e responsabili della
stessa vita della Chiesa».
Validamente hanno contribuito ad allargare la formula d'apostolato:
- gli Esercizi Spirituali, iniziati nel 1952, e che si susseguono a ritmo
serrato a Re e nelle varie Case dell' Associazione;
- l'impegno stesso degli ammalati a non tenere nessun membro iscritto al Centro
al di fuori della vita e dell'attività del Gruppo.
Nel Gruppo di Avanguardia troviamo sofferenti di ogni età, dai bambini agli
anziani; i quali, pur operando in forma convergente nell'ambito parrocchiale,
trovano poi negli incontri di settori (bambini, giovani, ecc.) possibilità di
formazione specializzata attraverso lo studio e la maturazione di problemi
pertinenti all'età ed alla categoria particolare a cui appartengono.
Il Gruppo non esclude la formazione specializzata ma spinge alla
specializzazione proprio per l'attività e la dinamica del Gruppo stesso.
Sicurezza d'azione
Il Vaticano II nel decreto dell'Apostolato dei Laici ha raccomandato le formule
di attività associate ed il nostro movimento, come tanti altri movimenti di
categoria già esistenti, hanno trovato nell'insegnamento conciliare, sostegno,
respiro, sicurezza.
Il Vaticano II, al n. 18 AL, dopo aver ribadito il dovere dei fedeli
all'apostolato individuale, secondo le condizioni della propria vita, partendo
dalla considerazione della natura dell'uomo che è essenzialmente un essere
sociale e che per volontà di Dio è unito ad altri uomini nella finalità
ultraterrena che deve raggiungere afferma che:
«L'APOSTOLATO ASSOCIATO, QUINDI DI GRUPPO, CORRISPONDE FELICEMENTE ALLE ESIGENZE
UMANE E CRISTIANE DEI FEDELI E AL TEMPO STESSO SI MOSTRA COME SEGNO DELLA
COMUNIONE E DELL'UNITA' DELLA CHIESA IN CRISTO CHE DISSE: « Dove sono due o tre
riuniti in mio nome, io sono in mezzo a loro ».
Per tali ragioni che hanno il loro fondamento nella stessa natura umana e
nell'ordinamento positivo della Redenzione, «diventati popolo di Dio, stabiliti
in un solo Mistico Corpo», l'Apostolato Associato è per il fedele il modo
naturale di esprimersi e di progredire nell'attuazione del piano della salvezza.
E' un camminare assieme che affiora quale precisa esigenza della costituzione
stessa della Chiesa che è società visibile, gerarchicamente costituita,
impegnata a santificare e fermentare il mondo intero per tutto ordinario secondo
il piano della creazione.
Per queste precise ragioni, il Vaticano II caldamente esorta i fedeli proprio
per la necessaria santificazione e trasformazione della società a voler
«esercitare il loro apostolato in spirito di unità» (A. L. 18).
II. URGENZA DELL'APOSTOLATO ASSOCIATO NEL SETTORE DEI SOFFERENTI
A tutti è raccomandato di essere apostoli « tanto nelle proprie comunità
familiari, quanto in quelle parrocchiali e diocesane, che già sono esse stesse
espressione dell’indole comunitaria dell'apostolato e in quelle libere
istituzioni nelle quali si vorranno inserire» (D. L. 18), il che significa che
l'Apostolato, pur esercitandosi nel triplice ambiente comunitario in cui vive
l'uomo redento - famiglia, parrocchia, diocesi si trovano di fatto finalità ed
esigenze particolari che possono e devono essere affermate nell'ambito suddetto,
quale ad esempio l'esigenza attiva di una determinata categoria, che in piano
comunitario porta avanti un discorso non soltanto per la naturale e fondamentale
esigenza del singolo ma per il bene di tutta la categoria che deve raggiungere
la propria finalità specifica individuale, affrontando nel triplice piano della
famiglia, parrocchia e diocesi quei problemi che interessano la comunità locale
ed universale. Nel caso nostro sono i problemi inerenti alla sofferenza
compendiati magari nell'assistenza sanitaria. o singolarmente affrontati, come
l'accettazione della sofferenza ed il naturale inserimento attivo nella
famiglia, nella parrocchia, nella diocesi e nella intera società
dell'handicappato affinché trovi un normale riscontro la duplice esigenza,
quella di carattere spirituale e quella di carattere sociale.
Esistono poi particolari problemi di ordine psicologico, naturale ed etico che
raccomandano ed esigono una normale attività associata da parte dei sofferenti
come, sia pure in forma sommaria:
1) l’assistenza ospedaliera in cui l'ammalato diventa un numero diagnostico
anonimo, spersonalizzato, avulso dall'ambiente naturale in cui era la naturale
convergenza delle attenzioni familiari;
2) l'eutanasia, che oltre a ledere i diritti fondamentali di Dio e dell'uomo in
ordine all'esistenza terrena, toglie in tutti i sofferenti, e sugli stessi
fautori di tali nefaste teorie, la sicurezza dell'assistenza e il fondamentale
diritto alla custodia della salute, che scaturisce per tacito contratto, pagato
per di più allorché un ammalato ricorre alla prestazione medica;
3) l'aborto che, considerato anche soltanto nell'espressione di feto concepito
nella sua espressione magari lacunosa perché esso già si presenta alla vita in
forma tarata, è però un preciso reato contro l'umanità ed un'offesa a tutti i
sofferenti del mondo perché dice volontà di stato, in base a teorie sorpassate
di voler attuare una selezione dell'uomo per ottenere il Super-uomo. TEORIA
DERIVATA DAL TARATO NITCHE E POSTA IN OPERA NEI CAMPI DI STERMINIO IN GERMANIA
ED IN PAESI COSIDDETTI PROGREDITI, OVE IL DIRITTO ALL'UCCISIONE DEL PIU' DEBOLE
E' UNA TRAGICA LEGALlTA'.
4) La stessa vita politica in cui il sofferente deve pur vivere e deve esprimere
con il voto non soltanto una scelta fondamentale partitica, ma anche la
designazione preferenziale, affinché uomini realmente sicuri, aperti a
determinate esigenze di categoria portino avanti in sede competente discorsi in
chiave cristiana, rispondenti alle esigenze fondamentali dell'uomo di fronte a
Dio, di fronte alla famiglia, di fronte alla società.
5) Anche la vita apostolica, la pastorale organica o d'insieme, esige che tutte
le forze cattoliche, comprese quelle dei sofferenti, siano unite per un discorso
comune, condotto sotto la guida del Vescovo, responsabile di tutta l'attività
spirituale che si svolge nella propria Diocesi.
6) Esigono, infine, l'Apostolato associato, condotto avanti con vera oculatezza,
gli errori che ci circondano, se non vogliamo essere sommersi dal male che
ovunque dilaga.
Per questi motivi il Vaticano II afferma che: «L'APOSTOLATO ASSOCIATO E' DI
GRANDE IMPORTANZA NELLE COMUNITA' DELLA CHIESA E SPESSO NEI VARI AMBIENTI VA
ESERCITATO CON AZIONE COMUNE» (n. 18 Ap, Laici).
Le Associazioni, infatti, erette per un'attività apostolica in comune sono, dice
il Decreto dell'Apostolato dei Laici:
- sostegno ai propri membri
- formazione all' Apostolato
- guida e direttiva della loro azione apostolica
per cui in forza di tale maturazione e guida comunitaria: «si possono sperare -
dice ancora il Concilio - frutti molto più abbondanti che non se i singoli
operassero separatamente » (n.18 A. L.).
La serena osservazione della vita del nostro Centro conferma la reale validità
di tali espressioni del Concilio.
Dov'è che il nostro Centro opera in profondità ed estensione con piena
soddisfazione della Gerarchia?
Ove il Centro attua fedelmente le linee internamente ed esternamente operative
dei Gruppi di Avanguardia, tra loro collegati nei Centri Zona e Diocesani ed
attraverso un animatore dei gruppi stessi.
RACCOMANDANO L'ATTIVITA' IN PIANO ASSOCIATO
1) il Concilio
2) il Santo Padre personalmente
3) l'ambiente in cui vive l'ammalato.
1) Raccomanda l'apostolato associato il Concilio. Al n. 18 del Decreto del l'
Apostolato dei Laici si legge: «Nelle attuali circostanze, è assolutamente
necessario che nell'ambiente di lavoro dei laici (e noi possiamo aggiungere
anche negli ambienti ove il dolore viene quanto mai spesso strumentalizzato) sia
rafforzata la forma di apostolato associata e organizzata, poichè solo la
stretta unione delle forze è in grado di raggiungere pienamente tutte le
finalità dell'apostolato odierno e di difendere validamente i beni» (Cfr. Pio
XII, Lett. Encicl. «Le Pelerinage de Lourdes», 2 luglio 1957). Evidentemente per
tale dinamica occorre:
- condivisione del fine,
- condivisione dei metodi,
- apporto delle esperienze personali ed associative locali un piano comune per
un indirizzo comunitario ed unitario.
IL PUNTO CHE CON TUTTE LE FORZE VA EVITATO E' LA DISPERSIONE, L'ISOLAMENTO,
LE INIZIATIVE ISOLATE, CHE NON PARTONO DA UN PIANO DI OSSERVAZIONE E DI STUDIO
che, per il bene comune ed il progresso d'insieme, devono essere programmate con
attenzione: studio dell'ambiente ove si vuole fare una determinata esperienza;
controllo dell'esperimento. proprio nell'intento di cogliere ed affermare quanto
di più valido esista per la vita di gruppo.
L'Apostolato associato, natura sua, non è mai chiuso in sè stesso, non
costituisce, come si suol dire, un ghetto o una cerchia chiusa, ma proprio e in
forza della sua natura apostolica, l'apostolato deve essere aperto e condotto in
forma associativa chiara, accessibile alla mentalità altrui se non vuole correre
il rischio di restare apostolato stagnante.
«In questo campo, raccomanda il Concilio, importa in modo speciale che
/'apostolato raggiunga anche la mentalità comune e le condizioni sociali di
coloro ai quali si rivolgono; altrimenti i soggetti saranno spesso impari a
sostenere la pressione sia della pubblica opinione che delle istituzioni» (A. L.
18).
Ciò significa che l'iscritto
- non può rimanere chiuso in sè stesso, ancorato soltanto nelle proprie idee e
nella propria forma di esprimerle.
- Le idee fondamentali certamente restano sempre uguali, proprio perché idee
apostoliche, date da Nostro Signore Gesù Cristo e che non possono subire alcuna
alterazione sia pure in vista o in base di un piano evolutivo. Il modo può
evolversi, ma il modo non dovrà mai menomamente intaccare la sostanza.
La verità la potremo infatti comprendere sempre meglio, sotto la luce dello
Spirito Santo, la potremo presentare con parole adatte ai tempi che viviamo, la
potremo anche affermare con metodi nuovi e più rispondenti ai tempi, ma resta
pur sempre quella.
Se le parole ed i metodi portano a capovolgere o ad alterare menomamente la
verità, noi siamo fuori della verità. Punto sicuro e di tranquillo cammino è
l'adesione filiale, aperta e pronta al Magistero della Chiesa.
PER QUESTO PRECISO MOTIVO LA DIREZIONE NAZIONALE COSTANTEMENTE RICHIAMA
L'ATTENZIONE DI TUTTI GLI ISCRITTI DI NON IMMETTERE NE' NELLA VITA DEL GRUPPO,
NE' TANTO MENO NEI CONSIGLI DIOCESANI ELEMENTI CHE NON ABBIANO DATO PROVA DI
CONDIVIDERE IL FINE ED I MEZZI DEL CENTRO ATTRAVERSO UNA REGOLARE ADESIONE AL
MOVIMENTO ED UN TEMPO DI ESPERIENZA DI VITA APOSTOLICA ASSOCIATIVA.
Si tratta infatti di partecipare ad una particolare vita associativa ed
allora si entra a farne parte con regolare adesione per la stessa tranquillità e
difesa degli iscritti, per il progresso apostolico che deve pure verificarsi in
ogni iniziativa fiorita e sostenuta dallo Spirito Animatore della Chiesa, che è
lo Spirito Santo.
2) Raccomanda l'apostolato associato il Santo Padre.
Paolo VI all'Assemblea nazionale dell'Azione Cattolica Italiana, 25 settembre
1970, ha rivolto un invito che in sè stesso è:
- analisi della mentalità attuale di fronte agli impegni organizzativi,
- puntualizzazione dei punti indispensabili per un apostolato organizzato,
- invito a superare preconcetti chiusi che intralciano la vitalità della natura
stessa dell'istituzione unitaria e dinamica dell'apostolato che va svolto nelle
comunità familiari, parrocchiali e diocesane.
Così dice il Santo Padre:
« Un 'esigenza è insita nel/'Apostolato, si può dire, per la natura stessa
dell'uomo e per lo spirito che lo deve animare: l'esigenza associativa (Ap.
Laici 18).
L'apostolato per essere valido, per essere perseverante, dice ancora il Concilio
«richiede d'essere esercitato con azione comune (idem). Guai a chi rimane solo!
E soli rimangono spesso quelli che prescindono, oggi specialmente, da un vincolo
qualificato. Basta l'amicizia? L'amicizia è una magnifica fonte di apostolato ma
da sè, ordinariamente, non basta, non dura: essa aiuta e fiorisce, se favorita
da una « societas spiritus », da una comunanza di spirito (Filp, 2,1), come dice
San Paolo, da un 'associazione omogenea e ben costituita.
Oggi non è molto sentito il bisogno associativo: ciascuno vuol tenersi libero,
non vuole vincoli, non discipline, non iscrizioni, non tessere, non distintivi,
al contrario di ieri. Ma la realtà delle cose, con la voce del Concilio, ci
ammonisce «NELLE PRESENTI CIRCOSTANZE E' ASSOLUTAMENTE NECESSARIO CHE... SIA
RAFFORZATA LA FORMA DI APOSTOLATO ASSOCIATA E ORGANIZZATA... » (Ap. Laici 18)
ECCO LA PAROLA OGGI NON DA TUTTI COMPRESA: L'ORGANIZZAZIONE» (così ancora il
Papa).
« Indubbiamente essa produce molte complicazioni, molestie, oneri, che non sono
sempre gradevoli; i giovani specialmente sono sensibili ed insofferenti.
Indubbiamente l'organizzazione non è fine a se stessa. Ma è necessaria; dovrà
essere snellita e modellata secondo le circostanze, i gusti, i bisogni; ma è
necessaria. E' sotto un certo aspetto un sacrificio, ma insieme un onore per chi
vi appartiene; è una condizione di efficacia per gli scopi che essa si propone.
Per l'apostolato moderno è praticamente indispensabile: occorre
l'organizzazione».
IMPEDISCE L'ALLINEAMENTO ALLE DIRETTIVE DEL PAPA LA SCARSA CONOSCENZA
DELL'IMPEGNO APOSTOLICO, CHE, PROPRIO PERCHE' IMPEGNO APOSTOLICO, RICHIEDE
INSERIMENTO, ACCETTAZIONE E TESTIMONIANZA PERSONALE DELLA VERITA' PROPOSTA DAL
MANDANTE.
Colui che costituzionalmente ci pone in piano di corresponsabilità di vita e di
impegno apostolico associativo è il Cristo. E' LUI che si è costituito Capo del
Corpo Mistico, che ci ha resi partecipi di una necessaria riparazione iniziata
con il «SI» dell'Immacolata, consumata sul Calvario e lasciata aperta, quale
solco da percorrere da ciascuno di noi: «chi vuol venire dietro di me, rinneghi
se stesso, prenda la propria croce e mi segua».
La scarsa conoscenza dell'impegno apostolico porta alla superficialità di
analisi, spirito di autosufficienza in dilettantismo specializzato, con le gravi
conseguenze che ne derivano poi nella vita associativa, che sono:
1) piccoli gruppi autonomi che conducono un'attività al di fuori delle linee
programmati che del Centro, che in base ad un falso pietismo: «andare incontro a
tutti ed in qualunque modo», introducono nell'ambito del gruppo simpatizzanti,
immaturi per un impegno preciso apostolico che nelle più fortunate ipotesi
ritardano il cammino agli iscritti e spesso finiscono con il creare
complicazioni agli iscritti fino a fare del gruppo una piccola cellula a se
stante, avulsa dalla finalità e dalla metodologia .del Centro.
2) scarso approfondimento degli impegni cristiani ed associativi che devono
portare ad una testimonianza personale ordinata eticamente e dottrinalmente ai
principi immutabili della Scrittura, della tradizione e della morale, che
proprio per il loro intrinseco carattere di immutabilità sono perennemente
aggiornati e da attuarsi.
3) frustrazione del fine del nostro Centro che vuole essere precisa e volontaria
risposta all'Immacolata la quale, come Madre della Chiesa, «in tempo ben preciso
- come ha scritto al nostro Centro Pio XII - ha fatto risentire a... Lourdes ed
a Fatima l’invito alla penitenza già rivolto dal Precursore e ripetuto poi e
comandato dal Divin Redentore».
E' vero che gli errori moderni vorrebbero scalzare dalla nostra vita il
dovuto culto verso Maria Santissima ed affermare l'alienazione da qualsiasi
principio morale con il soggettivismo e l'autonomia in materia di dogma, ma è
pur altrettanto vero che l'impegno comunitario ed associativo ha proprio quale
primo compito di approfondire e vivere gli insegnamenti della Chiesa, portandone
avanti il senso dottrinale, che non può essere a se stante, ma è profondamente
ancorato nelle strutture evangeliche e nel Magistero.
Una caratteristica del nostro piano associato è la nostra strutturale dipendenza
dalla Sacra Congregazione per il Clero.
Dipendenza che dice presenza ed azione nelle nostre Sezioni di apostolato di
numerosi sacerdoti.
La presenza di gran numero di sacerdoti, religiosi e religiose nei settori
Volontari della Sofferenza e Fratelli degli Ammalati è indice qualificativo
dell'Associazione e proprio per tale presenza il nostro apostolato rimane alle
dipendenze della Sacra Congregazione per il Clero.
Tale presenza non soltanto sottolinea l'azione degli Assistenti Ecclesiastici
nella vita del Centro, perché in tal caso la presenza dell' Assistente è
presenza del Vescovo, ma partecipazione viva di numerosi sacerdoti nello
svolgimento dell'apostolato. Tale presenza deve essere valorizzata.
Per un inserimento totale dei Sacerdoti nella vita dell'apostolato, come i
Fratelli degli Ammalati svolgono la propria attività in seno al Gruppo di
Avanguardia, così i Sacerdoti sono invitati a partecipare all'azione del gruppo
stesso. ECCO LA DIRETTIVA CHE VI PRESENTO CON PREGHIERA DI APPLICARLA.
La presenza del Sacerdote non vuol dire cessazione della responsabilità
d'azione del Capo Gruppo, ma aiuto alla formazione stessa dei membri del gruppo
e spinta qualificata all'azione apostolica nelle linee associative, memori di
quanto dice il Vaticano II nel Decreto dell'Apostolato dei Laici, che coloro che
danno la propria adesione ad Associazione debitamente approvate, sono impegnati
ad approfondire lo spirito e ad operare nelle linee matrici delle medesime
Associazioni.
3) Raccomanda l'apostolato associato l'ambiente in cui vive l'ammalato
a) Ambiente familiare
Non vi è dubbio che l'ambiente familiare dovrebbe essere il migliore ambiente
per sostenere il sofferente e per maturare in piano comunitario, in famiglia, il
«senso» e i soprannaturali vantaggi della croce. Ove la fede viene realmente
testimoniata, se la presenza del sofferente necessariamente marca un passo più
faticoso e lento nel ritmo della famiglia, il contatto con la realtà del dolore
finisce però con il creare un'unità più profonda.
Questa è la «preziosissima testimonianza» che offrono le famiglie cristiane, «le
quali in tutta la loro vita si mostrano coerenti con il Vangelo e mostrano con
l'esempio cosa sia il matrimonio cristiano» (Decr. Ap. Laici 12).
Ma purtroppo non è sempre così!
«Le odierne condizioni economiche, socio-psicologiche e civili portano
turbamenti non lievi nella vita familiare» (Gaudium et Spes, 47), che
inesorabilmente e sempre amaramente si ripercuotono su chi soffre. Ed allora al
disagio fisico si aggiunge anche quello morale, reso più acuto dal contesto
familiare. Ed in queste situazioni sorgono imponderabili duri, che lasciano
tracce anche nelle coscienze più incallite.
La disperazione e la rivolta contro Dio e contro se stessi diventano sovente
tristi conseguenze di una ricerca di evasione da uno stato divenuto
insopportabile. Disperazione e rivolta che non risolvono nulla, mentre possono
dischiudere un'eternità disperata.
La famiglia stessa talvolta diventa l'ambiente opprimente, ove:
1) con falsi pudori l’ammalato viene positivamente racchiuso nelle pareti
familiari, impedendogli anche di uscire o di essere avvicinato, come se essere
sofferenti costituisce una vergogna per chi soffre e per la famiglia.
Questo avviene non soltanto in zone sottosviluppate o in ambienti ove
l'ignoranza potrebbe creare un attenuante a simili situazioni vergognose e
degradanti per chi le infligge e per chi è costretto a subirle, ma anche in
famiglie, ove nel naturale sentimento della pietà e della solidarietà umana, ha
però il sopravvento l'orgoglio di una falsa etichetta sociale, oppure il
materialismo spietato. L'avvicinamento frequente nel mondo dei sofferenti,
spesso porta a conoscenza di queste tristi e dolorose situazioni e le
testimonianze potrebbero togliere un velo su tali falsi pudori famigliari: le
varie pie istituzioni, in questi casi, diventano un epilogo desiderato e aperto;
2) con falsi protezionismi o paternalismi l'ammalato subisce un vero e proprio
condizionamento per il solo fatto che egli, privo del dono della salute, non può
e non deve preoccuparsi di nulla.
A parte la falsità di simili concezioni, talvolta però sotto tali forme
paternalistiche si nascondono pure interessi vergognosi, che per il loro
conseguimento hanno bisogno di un manto di altruismo, o pseudo carità.
I risultati, visti anche soltanto in piano umano, sono deplorevoli: il
sofferente perde ogni iniziativa; si piega su se stesso; diventa apatico alla
vita e arriva persino non soltanto ad accettare e subire simili situazioni, ma a
giustificarle e difenderle.
Tale situazione è l'afflizione ed avvilimento più egoista che si impone a chi
già è sofferente per qualche minorazione e si ricorre, per arrivare a convincere
il paziente, agli argomenti più pseudo altruistici e con la ripetizione di
ritornelli che, con l'andare del tempo, giungono a formare una mentalità
falsata, prostrata e distrutta.
Anche ove non si celano interessi particolari, simili concezioni sono
strutturalmente deformanti e cristianamente inaccettabili, proprio perché
privano chi è già portato a ripiegarsi su se stesso, di qualsiasi stimolo che lo
possa portare attraverso la legge degli incontri e scontri a quella maturità
personale, umana, sociale e soprannaturale, cui ogni uomo deve tendere;
3) con la deformata formazione morale si immette il sofferente in un sistema
edonistico, svuotante ed irreale, in base al principio materialista che la
morale oggi è superata e che basta l'opzione fondamentale.
La casistica a questo punto diventa vasta e malamente ingegnosa che dallo
stordimento dei sensi arriva alla droga, finendo con l'abbrutimento totale di
chi dalla vita ha avuto già tanti dolori.
In questo caso i familiari non amano, ma distruggono la personalità dei propri
congiunti; privi essi di visualità umane e soprannaturali circondano l'ammalato
di false consolazioni, restringendo la vita al falso concetto del solo tempo che
si vive, senza nessuna prospettiva sull'al di là.
Non mancano anche psicologi, o medici, che giustificano tali situazioni,
offrendo anche definizioni pseudo-scientifiche, per dare una certa norma a
quanto è totalmente fuori della legge comune e contraria a qualsiasi principio
positivo e formativo dell'uomo.
b) Ambiente ospedaliero
Tema delicato, denso di problematiche che sembrano investire, per quel che
appare nell'opinione pubblica, prima di ogni altra considerazione, tutti gli
operatori di salute, qualunque sia la categoria a cui essi appartengono, mentre
in realtà il primo ad essere interessato nell'ambiente ospedaliero è l'ammalato,
di cui mai si sente il consiglio, né si osserva come egli si trovi
nell'applicazione della stessa legislazione sanitaria.
Di proposito non esaminiamo la legislazione sanitaria; ci limitiamo a vedere gli
ospedali nella loro realtà:
1) Rapporto tra medico e malato
«Il rapporto tra medico e malato è un rapporto umano e non solo professionale:
rapporto che è oggi, nel nostro paese, profondamente mutato rispetto a qualche
lustro fa, o se volete, a qualche decennio fa.
Non è questa una critica al nuovo sistema. Il nuovo sistema rappresenta,
specialmente sotto il profilo tecnico, un progresso indubbio. Ma proprio in
contrasto con questo progresso, che è, come dire tecnico, (le nuove strutture di
assistenza medica consistono in una più efficiente, migliore erogazione
dell'assistenza medica per tutti), non c'è stato un adeguato progresso dal punto
di vista dei rapporti umani: anzi direi che c'è stato un regresso. E' una grave
lacuna che deve essere colmata» (Prof. Alessandro Beretta Anguissola in «La
verità all'ammalato?» Edizioni Centro Volontari della Sofferenza, Roma 1967,
pagg. 130).
La specializzazione nell'ambito della medicina ha rivoluzionato i rapporti tra
malato e medico, mentre l'assistenza mutualistica e la facile ospedalizzazione
hanno finito con il far perdere ogni rapporto tra medico e paziente.
2) Politicizzazione degli ospedali
Il punto è di tale importanza che merita una sia pure sommaria analisi.
«Politica e potere, sono due nozioni intimamente vincolate. Il potere permette
alla «polis» il gruppo umano, di coesionarsi e di formare un tutto, unito nel
conseguire il bene comune, o se si preferisce arrivare al medesimo punto
partendo dall'estremo, il bene comune esige, per la sua selezione e promozione,
che un gruppo sociale si procuri un potere unificatore e promotore.
Il potere inteso come strumento di coesione e di induzione nel corpo sociale, di
tensione verso il bene comune, deve suscitare l'interesse di tutti gli uomini,
anche dei cristiani, secondo il loro ruolo nel Corpo Mistico di Cristo.
E' vitale che tale potere cada in mani che sappiano conservargli la sua funzione
strumentale e di servizio. E' importante che questo potere possa fare
assegnamento sulla voce e la cooperazione di tutti, specialmente attraverso la
fede.
Questa, infatti, proiettando sulle strutture del mondo una luce trascendente,
concede al potere di svincolarsi da esse, in modo da poterle criticare,
correggere e perfezionare, oppure, se necessario, cambiare.
La fede presta al potere anche il servizio insigne di mantenere aperti i fini
propri della società verso il fine ultimo, proiettando sul percorso teologico la
luce del Cristo che chiama tutti gli uomini all'incontro con Lui nella Parusia e
nella pienezza del Regno di Dio» (Vekemans e Lepeley, «Temi Roventi alla luce
del Cuore di Cristo», Ed. Centro Volontari della Sofferenza, Roma, 1976).
La Chiesa nella linearità della propria missione, lungi dal ricercare privilegi
istituzionali, porta avanti l'invito alla pratica della giustizia, della carità,
del rispetto di ogni persona, del soccorso che va ad ogni uomo perché proprio in
ogni uomo sofferente si identifica il suo Divin Fondatore, qualunque sia la
causa del suo dolore.
« La Chiesa chinandosi sull'uomo sofferente - ci ricorda Paolo VI - si china sul
Suo divin Fondatore, lieta di incontrarlo, di poterlo servire e darGli sollievo
nell'assetato, nel povero, nel carcerato, nel malato, nel viandante che cammina
con noi, nell'affamato che ci fa sentire le sue esigenze.
« Noi ricordiamo come nel volto di ogni uomo, specialmente se reso trasparente
dalle sue lacrime e dai suoi dolori, possiamo e dobbiamo ravvisare il volto di
Cristo».
QUANDO LA POLITICA PRENDE IL SOPRAVVENTO SUL CONCETTO BASE DELLA LlBERTA',
CONCETTO SACRO IN TUTTI I MOMENTI DELLA VITA, MA TERRIBILMENTE PREZIOSO
ALLORCHE' SONO IN GIOCO DESTINI ETERNI, RESI PER CIRCOSTANZE SPECIALI, PIU'
VICINI, LA LlBERTA' DELL'INDIVIDUO VIENE AD ESSERE SUBORDINATA AI GIOCHI DI
PARTE, ALLE VARIE IDEOLOGIE, CHE MAI POSSONO ESSERE OBBLIGANTI NELLA
ESPLICAZIONE DELLA VITA.
La politica non è più a servizio del cittadino, ma questi a servizio della
politica: è la strumentalizzazione della persona; è il potere che soffoca e
condiziona la libertà dell'individuo. Il sofferente viene a trovarsi in una
posizione innaturale, tanto più costretta, quanto più profonda è la sua
debolezza. Egli viene privato della libertà, proprio quando ha bisogno di essere
sostenuto nel suo esercizio inalienabile di libera scelta.
L'apostolato Associato nel settore degli ospedali, come in quello della
famiglia, trova tutta la sua esplicazione specialmente quando si tratta di
illuminazione e difesa di diritti inalienabili da parte di coloro che sono i più
direttamente interessati, i sofferenti, sostenuti in piano di consapevole e
ferma carità anche dai fratelli sani che in tali ambienti operano.
c) Politicizzazione atea comunista
L'ATEISMO E' UNO DEI FENOMENI CARATTERISTICI DELLA NOSTRA EPOCA E PARLIAMO DI
ATEISMO COMUNISTA, INTENDENDO EVIDENZIARE QUANTO IL PARTITO ESPLICA IN FORMA
NORMATIVA E PRATICA NELL'U.R.S.S., STRETTAMENTE IN RAPPORTO CON QUANTO GIA'
AVVIENE IN ITALIA, IN PERFETTA UNIFORMITA' ALLE DIRETTIVE DELL'URSS, NELLE
REGIONI SOGGETTE AI COMUNISTI.
Rimanendo di proposito nel settore ospedaliero, se consideriamo la
politicizzazione che ne avviene nell'URSS, noi scorgiamo che essa investe dalla
Scuola, Università - Facoltà di Medicina - all'andamento degli ospedali, ove
l'ammalato, totalmente isolato dalla famiglia, è alla mercé dell'ateismo.
Il motivo di tale presa di posizione è chiaro, lo dice L'AGITATOR, N. 6, 1963:
«La religione spesso specula sul dolore dell'uomo. Ecco perché è particolarmente
importante non perdere di vista le persone che si trovano in difficoltà o sono
state colpite da una disgrazia e porgere loro, nel momento opportuno, aiuto ed
il dovuto sostegno».
DA QUI SEGUONO LE DISPOSIZIONI MINISTERIALI.
Vestnik Yysséy skoly, n. 2, 1965, pag. 70 pubblica:
«Ogni cattedra di medicina deve essere nel medesimo tempo cattedra di ateismo.
«Lo scopo dei corsi di ateismo è quello di preparare qualificati propagandisti
dell'ateismo che sappiano poi organizzare l'attività ateistica negli ospedali,
nelle cliniche ginecologiche, nei dispensari per donne e bambini, che sappiano
dirigere circoli ateistici e tenere conferenze ateistiche».
« IL COMUNISMO POSSIEDE UNA STRUTTURA TUTT' ALTRO CHE SEMPLICE», osserva il
Cardo Mindzenty nelle sue memorie; «I fattori principali di questo movimento
sono l'ideologia, l'organizzazione di partito, la coerenza con le proprie idee».
Non prendiamo in esame le ideologie ateiste nelle loro cause e nelle loro
implicazioni sociali ed ecclesiali, considerate nel loro senso teorico e
pratico.
A questo proposito ci sono già tante pubblicazioni. Le caratteristiche comunque,
del comunismo, sono: «universale, assiomatico, positivo, post-cristiano».
Nel poderoso studio del Padre Vekemans «Temi roventi alla luce del Cuore di
Cristo» vengono illustrate molto bene tali caratteristiche.
IL COMUNISMO NON CAMBIA, tende le mani, si dice diverso da quello di Mosca,
ma è vertice ribadito ed imposto nelle stesse linee senza nulla mutare, così
Kruscev al XXII Congresso del P.C.U.S.: «Se la lotta contro la religione è l'A B
C del comunismo, questo non si ferma all'A B C ma va oltre e dice che contro la
religione «bisogna saper combattere!». Occorre un sistema elaborato ed integrale
di educazione scientifica ateistica che sappia raggiungere tutti gli strati ed i
gruppi della popolazione, che impedisca la diffusione delle idee religiose,
particolarmente tra i bambini e gli adolescenti... Compito di tutte le
organizzazioni partitiche delle istituzioni ideologiche è quello di svolgere
sistematicamente e coerentemente la propaganda scientifica ateistica, spiegare
con pazienza ma in maniera convincente l'inconsistenza delle credenze religiose.
E' particolarmente importante migliorare il contenuto del lavoro ateistico.
Nella stampa, alla radio, nelle lezioni e nelle conferenze bisogna smascherare
l'ipocrita morale religiosa, i tentativi degli ecclesiastici di adattarsi alle
esigenze del tempo, bisogna dimostrare l'incompatibilità tra comunismo e
religione. Nella propaganda scientifico-ateistica è consigliabile fare uso più
largo di forme, quali: le Università dell'ateismo, le serate di domande e
risposte, i giornali parlati, i cineforum. Però la cosa principale è arrivare a
tutti e a ciascuno» (PRAVDA DEL 26.9.1962).
La Pravda del 20.11.1963, pubblica quanto deciso a conclusione della riunione
avvenuta per trattare lo stato dell'educazione ateistica dei lavoratori e le
misure per rafforzarla:
«Molte organizzazioni non hanno ancora collocato al centro delle loro attenzioni
i problemi dell'educazione ateistica, non hanno sufficientemente compreso il
danno delle credenze religiose...
Furono prese pratiche deliberazioni per il rafforzamento della educazione
scientifica ateistica dei diversi gruppi e strati della popolazione, per
impedire la diffusione delle idee religiose» (PRAVDA 20.11.1963).
IL RINNOVAMENTO DELLA CHIESA NON E' AVVICINAMENTO AL COMUNISMO:
«La Chiesa si muove, la Chiesa si rinnova. Ma nonostante questo essa vuole
restare chiesa, cioè quel complesso di istituzioni, di ministri, di riti che si
fondano su un cieco atto di fede. La stessa parola rinnovamento non suona forse
come un'espressione assurda quando si tenta di concordarla con categorie
filosofiche quali la vita ultraterrena, le forze soprannaturali che
influenzerebbero le cose degli uomini, l'incarnazione dell'idea del bene nel
paradiso e del male nell'inferno? »(PRAVDA 6.11.1965).
Omettiamo per brevità quanto nell'URSS si sta facendo nel settore della
medicina. Sarà questo oggetto di un lavoro che sto preparando «la pastorale del
dolore».
Ma uguali linee tracciava l'Onorevole Berlinguer quando, dirigente del movimento
ammalati nei sanatori italiani con il giornale ULT (Unione Lotta Tubercolosi)
cambiato poi in « Conquiste Sociali», nel n, 5-6 agosto 1962 (notare l'anno) in
vista dell'Istituzione degli Enti Regionali approvava le seguenti direttive
dellAssemblea bolognese.
1) Ricostruire le sezioni UL T nelle case di cura della provincia bolognese,
prendendo contatti con i degenti e le direzioni sanitarie onde far funzionare
liberamente l'UL T nell'interno;
2) ottenere una sede sociale adeguata e conveniente;
3) in vista dell'attuazione dell'Ente Regionale organizzare l'attività dell'ULT
su scala regionale, prendendo contatto con i Comitati provinciali dell'Emilia…;
4) perseguire nell'organizzazione dell'UL T l'unità fra tutte le categorie degli
invalidi e minorati fisici, per addivenire alla costruzione di una «Associazione
per la sicurezza sociale».
Nella considerazione di quanto esposto con sicurezza a questo riguardo possiamo
concludere:
L'URGENZA DELL'APOSTOLATO ASSOCIATO E' CONSIGLIATA DALL'ANDAMENTO SOCIALE IN CUI
L'EDONISMO E LA POLlTlCIZZAZIONE SONO DIVENTATE IL MOVENTE DI TUTTA L'ATTIVITA'
CHE ABBRACCIA LA VITA DELL'UOMO.
L'urgenza dell'Apostolato Associato, apostolato convergente, unito, senza posa è
consigliata dalle prossime elezioni, in cui per l'avvilimento dei concetti della
morale e della famiglia, ad arte a tutti i livelli distrutti, c'è pericolo di
trovarsi il 21 giugno nelle stesse situazioni dei paesi dell'Est.
III. COMBATTIAMO L'ERRORE DEL COMUNISMO
E' questa la parola d’ordine che nella meditazione dell'intervento della
Madre della Chiesa, fatto a Lourdes ed a Fatima, presento a tutti gli iscritti,
Già conoscete il richiamo dell'Immacolata: La Vergine Santa richiama alla
preghiera ed il comunismo si presenta ateo, ossia sostiene e si sforza di
dimostrare che Dio non esiste per cui l'uomo non può aver rapporti con Lui;
- La Vergine Santa invita a pregare per la conversione dei peccatori ed il
comunismo nega i valori morali,
- la Vergine Santa richiama alla penitenza ed il comunismo vuole l'alienazione
da qualsiasi concetto di conversione, affermando che simili idee restringenti
l'asserita libertà dell'uomo, gli impediscono la sua piena libertà,
- la Vergine Santa invita al sostegno della Chiesa, del Papa, dei Sacerdoti e
del loro sacro ministero ed il comunismo lavora per creare dei preti comunisti,
dimentichi del loro sacrosanto dovere sacerdotale, mentre non dubita di violare
Chiese, infangare la figura del Papa, offendere ed uccidere chi vuol
testimoniare la propria fede.
I LAGER COMUNISTI SONO UNA PAGINA APERTA DI OGGI E NON SOLTANTO DEI NAZISTI
DI IERI.
I papi a questo proposito hanno con vera ed apostolica chiarezza parlato. Tocca
a noi ascoltare ed attuare quanto essi nella indefettibilità del loro mandato
hanno detto per la nostra salvezza e per la salvezza della società.
Riportiamo, a sostegno di quanto affermato, la condanna che Pio XII ha emanato
per chi collabora con i comunisti.
La condanna è posta in forma di domande e risposte.
1ª Domanda: Se è lecito iscriversi al partiti comunisti o appoggiarli.
Risposta: No. Il comunismo, infatti, è materialista ed anticristiano; anche se i
dirigenti del comunismo talvolta dichiarano, a parole, che non combattono la
Religione, pur tuttavia, di fatto, con la teoria e nella loro azione si mostrano
ostili a Dio, alla vera Religione ed alla Chiesa di Cristo.
2ª Domanda: Se è lecito pubblicare, diffondere o leggere libri, periodici,
giornali o fogli volanti che patrocinano la dottrina e le pratiche del
comunismo, o collaborano con essi per mezzo di scritti.
Risposta: No perché è proibito dallo stesso Diritto Canonico (vedi can. 1399).
3ª Domanda: Se i fedeli che coscientemente e liberamente compiono gli atti di
cui si parla ai nn. 1 e 2 possono essere ammessi ai Sacramenti.
Risposta: No, in base alle norme ordinarie che riguardano il diniego dei
Sacramenti a coloro che non hanno la necessaria disposizione.
4ª Domanda: Se i fedeli che professano la dottrina del comunismo materialista
ed anticristiano e, soprattutto, quelli che la diffondono o la propagano,
incorrono ipso facto come apostati della fede, nella scomunica riservata in modo
speciale alla Sede Apostolica.
Risposta: Sì, affermativamente.
(Pio XII, 1 luglio 1949)
Giovanni XXIII ribadisce che non è lecito collaborare con i comunisti.
La Congregazione del S. Officio è stata consultata se, nell'eleggere i
rappresentanti del popolo, è lecito ai cattolici dare il voto a quei partiti o a
quei candidati che, quantunque non professano principi opposti alla dottrina
cattolica e anche se si attribuiscono la qualifica di cattolici, tuttavia di
fatto si uniscono ai comunisti e li favoriscono con la propria attività.
Risposta: No, non è lecito, in conformità alla norma del1 luglio 1949.
Paolo VI riafferma l'impossibilità di tale collaborazione.
«In questo stato di inquietudine, tra deluse attese e non corrisposte speranze,
si infiltrano facilmente forze operanti pericolose, che vengono a sgretolare
l'unità religiosa e morale della compagine sociale fin 'ora faticosamente
mantenuta. Tra queste forze prevale, nel settore economico-sociale, come la più
dannosa e la più carica di richiamo, il marxismo ateo che con il suo
«messianismo» sociale fa del progresso umano un mito, e sui beni economici e
temporali fonda ogni speranza; determina un ateismo dottrinale e pratico;
propugna e prepara la rivoluzione violenta come unico mezzo per la soluzione dei
problemi... ».
(Paolo VI, Esortazione pastorale all'Episcopato dell'America Latina, 23
novembre 1965).
« La Chiesa non aderì e non può aderire ai movimenti sociali, ideologici e
politici, che, traendo la loro origine e la loro forza dal marxismo, ne hanno
conservato i principi e i metodi negativi, per la concezione incompleta, propria
del marxismo radicale, e perciò falsa, dell'uomo, della storia e del mondo.
«Il cristiano che vuol vivere la sua fede in un'azione politica intesa come
servizio, non può, senza contraddirsi, dare la propria adesione a sistemi
ideologici che si oppongono radicalmente o su punti sostanziali, alla sua fede e
alla sua concezione dell'uomo, né alla ideologia marxista, al suo materialismo
ateo, alla sua dialettica di violenza ed al modo con cui essa riassorbe la
libertà individuale nella collettività ».
(Paolo VI, Octogesima Adveniens, n. 26, 14 maggio 1971).
CONCLUSIONI
Preghiamo, preghiamo, preghiamo!
Preghiamo ed operiamo. Dio si serve di noi.
La nostra preghiera nell'interno del gruppo e mobilitata attorno a noi, deve
«far forza» sul Cuore di Gesù.
Ricordiamo quanto ci ha detto Paolo VI: «Voi potete ciò che i potenti della
terra non possono».
A noi pagare per la salvezza della cristianità in Italia, per la libertà di
professare la fede.
A noi pregare la Madonna e fare sacrifici perché i seguaci di tali errori si
ravvedano, aprano gli occhi, comprendano il pericolo tremendo in cui si trovano.
DIO PUO' ESSERE COMBATTUTO, MA NON VINTO. DIO ESISTE ANCHE SE LO SI NEGA. DIO CI
AMA E CI ATTENDE ANCHE SE IN LUI NON CREDIAMO.
Ed allora?
Possiamo disinteressarci della sorte dei fratelli e del pericolo che corre la
patria nostra e la Chiesa?
Siamo cittadini del Cielo e siamo cittadini di questa terra. Camminiamo da figli
della luce, testimoniando la nostra fede. Una fede racchiusa in noi stessi,
nascosta e non professata, anche con vero disagio nostro, non è fede vera.
Perché sia tale deve renderci intrepidi, costanti, operosi come la Vergine
Santa.
Operate, datevi da fare senza sosta. Voi potete in forma raddoppiata:
- POTETE CON LA PREGHIERA;
- POTETE CON L'AZIONE.
Capovolgete la situazione dell'Italia con la vostra preghiera, con il vostro
sacrificio costantemente offerto, con la vostra azione condotta senza tregua.
E' la Madonna che lo vuole. Le apparizioni di Lourdes e di Fatima lo confermano.
E' il Papa che ci invita al combattimento. Ascoltate quanto dice una nota
dell'Osservatore Romano del 15 aprile u.s.:
«La nostra protesta non vuole essere un lamento, ma una spinta all'azione. Non
si deve subire supinamente l'ingiusto aggressore che danneggia non tanto la
propria persona quanto l'anima di un popolo e di una comunità. Bisogna reagire
con la parola, con la stampa, con le leggi, con l'unità degli spiriti. Bisogna
denunciare, senza timore di apparire fuori moda, questa forma di aggressione e
di assedio. In una società civile e composta, ciascuno ha diritto di svolgere la
sua missione senza sentirsi aggredito, ciascuno ha diritto al rispetto delle sue
credenze fondamentali, ciascuno ha diritto a manifestare la sua opinione in
forme corrette».
Sono gli stessi avversari, fratelli nostri, che hanno bisogno di noi; hanno
bisogno delle nostre preghiere, del nostro sacrificio, della nostra azione,
perché in questo momento non sanno quello che si fanno ed invece, devono
ritrovare la luce.
Coraggio adunque!
Vi benedica la Vergine Santa. Vi sostenga, e ci renda irriducibili di fronte al
male come il Suo Cuore Immacolato.
Sorella Myriam Vi saluta e di cuore invoco su ciascuno di noi la benedizione del
Signore.
Sac. Luigi Novarese
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