Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 10 - ottobre 1975 - pag. n. 27-28
BEATISSIMO PADRE
Beatissimo Padre,
con quanta viva e profonda devozione vengo alla Santità Vostra per dirVi il
grazie più profondo e sentito, a nome anche dei «Volontari della Sofferenza» per
la vasta tematica dischiusa da Voi, Padre Santo, sul mondo del dolore.
Dal 1° Messaggio rivolto ai malati da Pio XII il 20 Novembre 1949 proprio in
vista dell'Anno Santo, Messaggio da Voi personalmente appoggiato allorché
eravate Sostituto della Segreteria di Stato, quanta strada la Chiesa in questo
settore ha percorso.
Se nel cuore dell'Apostolo Paolo pulsava il Cuore di Cristo, bisogna pur dire
che nel Vostro cuore sempre è stata viva la comprensione e l'amore per coloro
che da Dio sono stati segnati col sigillo della Croce.
Oggi i sofferenti, grazie proprio ai Vostri discorsi e Messaggi sono inseriti ed
accettati quali soggetti attivi e responsabili nella vita e nella pastorale
della Chiesa.
L'apostolato degli ammalati si estende ormai in molte nazioni. Le varie Chiese
locali guardano verso di essi con amore e fiducia, perché i sofferenti con vera
consapevolezza compiono nelle proprie carni quanto manca alla passione di
Cristo.
Attuare tutte le Vostre direttive perché i malati siano inseriti nella Chiesa,
nella famiglia e nella società è scopo di questo Centro Volontari della
Sofferenza ed è altresì proposito da tutti sentito nel presente Anno Santo, per
dare quell'apporto ai popoli che la Chiesa giustamente da essi attende.
Come Voi, Padre Santo, avete voluto che il calice da noi offertoVi nella
indimenticabile Udienza del 26.V.1968 restasse presso di noi quale segno di
unione tra Voi e gli ammalati, così ora gli ammalati offrono a Voi l'unito
calice perché sia espressione della loro offerta quotidiana nella Mistica Messa
che essi vivono nell'insegnamento da Voi dato.
Benediteci Padre Santo con immutato amore, mentre noi tutti Vi professiamo
fedeltà e riconoscenza.
Roma, 5 ottobre 1975
della Santità Vostra
umilissimo figlio
Sac. Luigi Novarese
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