Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 7 - luglio 1972 - pag. n. 16
1975
III CENTENARIO DELL’APPARIZIONE DEL SACRO CUORE
A S.M. MARGHERITA ALACOQUE
Chi è stato, anche una sola volta a Paray Le Monial, non dimentica più la
dolce ed intima attrattiva che lo pervade, quando sosta dinanzi all’altare del
SS.mo Sacramento, prospicente a quella grata dinanzi alla quale, per ore ed ore,
l’umile serva del Cuore ineffabile di Gesù stava in adorazione.
Sentimentalismi? Oppure, forse, con più esattezza, attrattiva specifica che si
prova in determinati Santuari, allorché vi si accorre con precise intenzioni
soprannaturali?
L’attrattiva della SS.ma Eucarestia, del resto, non è un sentimentalismo.
Sappiamo i tempi senza misura trascorsi dinanzi ad Essa dall’Eymard, dal Curato
d’Ars, dal Cottolengo e, in un solo accenno, da tutti i Santi e da quanti con
serietà hanno compreso il dono che il Cristo ci ha fatto, giunto nel punto di
lasciare questo mondo.
Il Cuore di Gesù ci manifestava un aspetto della sua vita: il Suo amore, la Sua
vita di unione col Padre e di continua ed amorosa tensione verso di noi.
La conoscenza di tale vita intima non è, né mai lo potrà diventare una
conoscenza fredda, speculativa, che vive a se stante, come una realtà al di
fuori di noi.
Tale intimità di vita mira a divenire l’anima della nostra vita interiore,
introducendoci nelle insondabili realtà della carità, speculativa e pratica, del
Cuore dolcissimo di Nostro Signore.
Soltanto vivendo ed approfondendo tale intimità col Cristo, diventano possibili
tanto l’impegno vocazionale e costruttivo del Corpo Mistico, quanto la preghiera
comunitaria e la stessa partecipazione alla celebrazione Eucaristica.
Vivere ed approfondire l’intimità col Cuore di Gesù è compito specifico di ogni
sacerdote, proprio perché, impegnato ad essere « alter Christus »; ed « alter
Christus » lo sarà soltanto in base alla trasformazione in Lui, che egli nella
propria vita sacerdotale avrà realizzato.
E questo non è soltanto assaporare le dolcezze dell’intimità del Cuore
dell’Uomo-Dio, ma è pure morte a se stessi, a cui inesorabilmente siamo
impegnati; come è pure apertura ed amore verso i fratelli, comprendendo sul
confronto col Cuore di Cristo, fino a che punto noi li dobbiamo amare.
Possa questo Il Centenario rianimare il cuore sacerdotale di molti, spingendoli
a trovare nel Maestro divino la via ed il mezzo per un’efficace ripresa, che la
Chiesa ed il popolo di Dio con fiducia attendono.
L.N.
|