Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 7 - luglio 1972 - pag. n. 2-8
FINALITÀ DEL PELLEGRINAGGIO SACERDOTALE A LOURDES
«Preghiamo per i giovani »
Carissimi,
la finalità dei prossimo pellegrinaggio sacerdotale a Lourdes è di pregare per
la gioventù.
Con l’offerta della nostra preghiera e del nostro sacrificio vogliamo
contribuire a rinsaldare nel bene i giovani impegnati in seria e chiara
testimonianza cristiana, a richiamare, invece, quelli che, seguendo fallaci
miraggi, perdono il sapore della vita, intristendo in aridità che tolgono la
stessa gioia di vivere.
Pregando per i giovani guardiamo in modo particolare quelli del nostro Centro.
Quanti sono I giovani, infatti, che operano attorno e dentro le strutture del
nostro apostolato: giovani che aiutano i sofferenti nelle diocesi; giovani che
partecipano alle giornate dl studio ed agli esercizi; giovani sani ed ammalati
che costituiscono il settore giovanile dei “ Volontari della Sofferenza “ e dei
“ Fratelli degli ammalati “.
In questo settore abbiamo, grazie a Dio, giovani generosi, impegnati, desiderosi
del sacrificio, incuranti della singolarità della propria offerta, gioiosi di
camminare sul sentiero dell’immacolata, sicuri dell’efficacia del proprio piano
di lavoro.
Accanto a questi giovani, che con vera abnegazione operano in perfetta linea con
le finalità del Centro, ci sono invece due categorie di giovani che destano
qualche preoccupazione e per questi noi a Lourdes insistentemente intendiamo
pregare.
a) I primi sono coloro che, convinti delle proprie profondità psicologiche,
sicuri di conoscere il modo con cui si devono accostare gli altri giovani,
temono di allontanarli dall’apostolato se si presenta ad essi l’ideale del
Centro come esso è, ossia, un Ideale mariologico, cristocentrico; un ideale di
preghiera e di sacrificio.
Tale categoria non vuole impegni precisi, come le iscrizioni; a linee
programmatiche oppone la libera iniziativa dl gruppi e fa discussioni a non
finire e non impegnandosi con vera coerenza di vita secondo le richieste delle
linee dell’Associazione, in cui ama operare.
Questa categoria dice di voler agganciare i giovani all’apostolato, mentre
dimostra di non conoscere nemmeno la psicologia giovanile, più che mai assetata
di “ assoluto di generosità e di autenticità “. (Paolo VI, 19-3-1969).
La risultante, infatti, di tali compromessi è il vuoto interiore personale e
l’inaridimento di quanto si intraprende. Se di fervore si può parlare in tali
gruppi, è soltanto di quello umano, psicologico, sociale, ricreativo e
culturale. In una parola, dal soprannaturale si è caduti nell’errore
dell’umanesimo. Non è detto che per rimanere nel piano soprannaturale occorra
rigettare quanto di buono, di bello e di utile esiste in natura; ma per
l’affermazione dei valori umani essi gradatamente hanno accantonati quelli
soprannaturali.
b) La seconda categoria, leggermente più vasta della prima, è quella dei loro
seguaci; giovani che per impulso di generosità desiderano impegnarsi, ma,
Insofferenti di ordine e disciplina, necessaria del resto per una sana
costruzione, pretendono di poter fare le proprie esperienze in terreno altrui,
imponendo le proprie idee, criticando quanto non coincida con la propria
mentalità, seminando la divisione e ritardando il programma prefisso.
Se da una parte tali giovani dimostrano buona volontà nel volersi protendere
verso chi soffre, d’altra parte però impongono proprio per debito di lealtà a
chi accetta la loro collaborazione la manifestazione dell’intero programma
affinché possano essi con piena consapevolezza fare o meno una scelta.
E’ lo stesso Santo Padre che ci ammonisce dicendo che: “ per far accogliere ai
giovani con entusiasmo il dono della vocazione divina, occorre che questo ideale
sia presentato ad essi nella sua vera realtà e con tutte le sue severe esigenze,
come donazione totale di sé all’amore di Cristo e come consacrazione
irrevocabile al servizio esclusivo dell’Evangelo “. (Paolo VI, 15-3-1970).
La direttiva del Centro è ben aliena di Interrompere il dialogo con i giovani
che ancora non hanno accettato le sue linee operative, ma essa esige che si stia
ben attenti a che “ la sollecitudine di accostare i fratelli non si traduca in
una attenuazione, in una diminuzione della verità. lì nostro dialogo non può
essere una debolezza rispetto all’impegno verso la nostra fede. L’apostolato non
può transigere con un compromesso ambiguo rispetto ai principi di pensiero e di
azione che devono qualificare la nostra professione di fede. Solo chi è
pienamente fedele alla dottrina di Cristo può essere efficacemente apostolo. E
solo chi vive in pienezza la vocazione cristiana può essere immunizzato dal
contagio di errori con cui viene a contatto “. (Paolo VI, Ecclesiam Sua, III, n
27).
Ecco perché non ci si stanca mal di esortare gli Iscritti a spingere In duplice
direzione:
— verso gli aderenti;
— in piano allargato.
In questo modo non si precludono possibilità a nessuno e gioiosamente si
spalancano le porte dell’Associazione, quando qualcuno arriva a comprendere e
condividere le sue linee programmatiche.
Agire diversamente, ossia immettere in piano d’azione apostolico persone che non
conoscono l’apostolato, o che non lo condividono, è slealtà di fronte alla
Chiesa che ha approvato l’apostolato ed alla massa degli ammalati iscritti, i
quali non amano essere oggetto di esperienze per nessuno.
Il Magistero del Santo Padre ci assicura della nostra linea intrapresa. Egli
infatti dice che la Chiesa nella sua lineare immutabilità continua a svolgere la
propria azione: “ viva e discreta, stimolante e silenziosa… a spalancare ai
giovani il campo immenso della collaborazione, a presentar loro le anime ansiose
di verità, le moltitudini delle nostre città e delle nostre, campagne, ed anche,
più oltre, i corpI minati dalla fame, le braccia languenti degli ammalati e dei
lebbrosi, per ripetere, con la sua voce non mai affievolita, che sovrasta I
clamori della violenza Inconsulta e i seducenti richiami dell’edonismo molle ed
egoista, la voce dell’antica parabola “ e perché ve ne state tutto lì giorno
oziosi? Andate anche voi nella mia vigna” “. (Paolo VI, 1.9 marzo 1969). Da
quando si è stabilito il settore del giovani alcuni frutti però possiamo già
coglierli.
Abbiamo diocesi e centri come nell’Italia del Sud, come poi a Brescia, a
Vercelli, Gallarate, Legnano, Modena, ecc., ove il settore giovanile è vivo,
operoso nelle linee precise del Centro: sono giovani che sentono la gioia
dell’impegno e che vedono il lavoro fiorire con meravigliose promesse di
sviluppo.
Giovani che non temono di affrontare il dialogo aperto in sincero esame di
risultati e prospettive con giovani di altri Centri, i quali, non avendo seguito
le linee direttive, riscontrano, ora, l’intristimento della loro attività e
l’isolamento.
Giovani che si fanno fratelli di altri giovani, sani ed ammalati, per aiutarli
ad Inserirsi e vivere in programmi precisi ed impegnativi la loro vita di
donazione che il Centro presenta.
Giovani ammalati che rimproverano ai giovani sani le mezze misure, con cui
vorrebbero costruire la cristiana società. Giovani che, In una parola, vogliono
impegno, serietà di linee e sacrificio.
“ Questa forma di rapporto indica un proposito di correttezza, di stima, di
simpatia, di bontà da parte di chi lo instaura esclude la condanna aprioristica,
la polemica offensiva ed abituale, la vanità d’inutile conversazione. Se certo
non mira ad ottenere immediatamente la conversione dell’interlocutore, perché
rispetta la sua dignità e la sua libertà, mira tuttavia al di lui vantaggio, e
vorrebbe disporlo a più piena comunione di sentimenti e di convinzioni “. (Ecciesiam
Sua III - lì dialogo).
Ed è proprio questa linea che il Santo Padre ribadisce quando nel suo discorso
del 7-3-1970 dice ai giovani: “ Continuate su questa strada, allargate la rete
del rapporti con i vostri coetanei, affinché cresca il numero dei giovani che
sappiano dare alla vita il suo vero valore “.
Non l’animosità, ma la caritatevole fermezza e soprattutto la presentazione di
frutti di gioia e di conquiste spirituali, convinceranno i giovani del nostro
Centro a mettersi con filiale amore sotto la guida dell’immacolata per attuare
un programma di rinnovamento spirituale e di salvezza del mondo intero.
Saranno proprio i giovani che diranno la parola costruttiva nella nostra società
vuota e stanca. Questo però ad una condizione se sapremo noi essere veramente
giovani, perennemente giovani, dotati di quella giovinezza che si acquista
soltanto con l’unione con Dio, con il nostro inserimento in Lui, che è l’eterna
carità, che continuamente va incontro alle generazioni con nuove risorse, nuovi
metodi che le insondabili ricchezze del Cuore di Gesù perennemente presentano.
Soltanto se immersi nella perenne e giovanile carità di Dio e giovanile lo è
proprio perché è eterna noi non Invecchieremo mai ed i giovani troveranno in
Essa la forza di poter risvegliare il mondo dai suo letargo e soprattutto di
poter ripresentare coi prezzo del proprio personale sacrificio, il dono della
perenne gioventù a coloro che l’hanno persa lungo la strada. Il Centro è
un’ottima palestra dei giovani, in cui essi possono trovare:
— il Cuore Immacolato di Maria quale guida;
— il Cuore di Gesù quale dimensione;
— la Croce quale sostegno.
Tocca ai giovani, oggi, rivelare al mondo che Cristo, il Cristo vero, il Cristo
sempre vivente nella Chiesa che lo predica, lo personifica, lo comunica, Cristo,
affermiamo, è il Salvatore del mondo.
“ Tocca al giovani, a voi, figli, e amici carissimi. Voi avete una missione. Voi
avete una funzione da compiere In questa nostra società, così esuberante di
ricchezze, di energie, dì meraviglie, ma anche così disorientata circa i veri e
insurrogabili fini da perseguire, così fiera e così mai contenta di sé; così
colta e intelligente e così corrosa dal dubbio e così cieca sulle vie buone
della sua felicità; così organizzata e così minacciata dalla sua stessa
organizzazione; così piena di attese ed ansie, e in fondo così sfiduciata e
scettica e disperata; così raffinata in ogni sua manifestazione è insieme così
passionale e corrotta “. (Paolo VI: 30 marzo 1969).
Tocca a voi giovani captare la voce di Dio che oggi come ieri ripete magari
anche a voi: “ Vieni e seguimi “.
In questa vocazione i “ Silenziosi Operai della Croce “ che guidano tanto I
fratelli degli ammalati, quanto i sofferenti, offrono possibilità di sacrificio,
di dialogo, di obbedienza, in proporzione della identificazione di se stessi col
Cristo a quanti desiderano dare una seria impostazione alla propria esistenza.
Tocca a quanti sono e si sentono ancora giovani dare una mano per un forte
incremento della vita del nostro apostolato. Ecco perché con tanta speranza
abbiamo posto quale finalità del pellegrinaggio sacerdotale a Lourdes “ pregare
per i giovani “. Sosteneteci, amici carissimi, con la vostra preghiera ed il
vostro sacrificio.
Aff.mo Sac. Luigi Novarese
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