Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 7 - luglio 1966 - pag. n. 1-5
LA “PENITENZA” NEL RICHIAMO DELLA MADONNA
Santa Bernardetta, a Lourdes, per incarico della Vergine Santa, nell’ottava
apparizione, si rivolge ai fedeli presenti alla Grotta di Massabielle e per ben
tre volte ripete il grande invito, « penitenza - penitenza – penitenza”.
Molto è stato scritto su questo triplice invito della Madonna, ma non sono stati
richiamati tutti i punti che in esso sono racchiusi.
Non c’è dubbio che esista un completo piano di rinnovamento e di riparazione
nelle parole pronunciate da Maria Santissima. Nè possiamo pensare che la Vergine
Immacolata, Madre della Chiesa, potesse presentare per il rinnovamento sociale
dell’umanità qualcosa di nuovo al di fuori dell’insegnamento e dell’esempio del
suo divin Figlio. Le parole della Madonna acquistano la propria e vera luce
soltanto se le poniamo nel quadro che Ella stessa ha indicato, nella sua prima
apparizione, alla piccola Bernardetta: un grande segno di Croce tracciato sulla
propria persona come tema di quanto avrebbe poi, volta per volta, indicato. Il
che significa, sono venuta a richiamare Cristo e Cristo crocifisso, con tutte le
conseguenze ed applicazioni che tale richiamo comporta, nel secolo XIX, il
secolo del razionalismo e liberalismo, in territorio di Francia.
L’invito, come si presenta, è un invito di carattere generale, rivolto a tutte
le creature, qualunque sia la classe a cui appartengono.
Il medesimo mònito l’avrebbe rivolto ancora una sessantina d’anni dopo, a
Fatima, aggiungendo alla raccomandazione la visione dell’inferno per dimostrare
così le terribili conseguenze per chi non volesse prestare orecchio.
Il significato vero del concetto di « penitenza » lo dobbiamo però trarre
dall’insegnamento della Sacra Scrittura e della Chiesa.
ERRORE GROSSOLANO
Moltissime persone credono che la penitenza consista in opere che affliggono
il proprio corpo, compiute soltanto nei secoli passati, da poche persone, di
solito classificate anime consacrate.
La maggior parte del genere umano si sente quanto mai esonerata dall’impegno
della penitenza e lascia che tale idea al massimo la coltivino le suore ed i
preti, come persone avulse dalla terra, che non comprendono la realtà, in cui
vivono.
Anche gli stessi buoni, quelli che abitualmente vanno alla Messa la domenica,
non sentono la «necessità» della penitenza come costante e lineare impegno del
battesimo che li vuole distaccati da qualsiasi compromesso col peccato,
consapevoli della necessità di offrire sacrifici di riparazione per sè e per gli
altri.
Molti fattori hanno influito a togliere il concetto della necessità personale di
darsi alla penitenza; ne indichiamo soltanto alcuni: il facile guadagno, le
ricchezze, la smania
delle comodità ed agiatezze che penetrano in tutte le classi, la lenta
scristianizzazione degli ambienti familiari, il lavoro che distacca i membri
delle famiglie, sottraendoli così alle tradizioni ed all’esempio dei genitori,
la sfrenatezza dei costumi che denota la perdita del senso dei limiti, ecc. ecc.
Accanto a questi « segni del tempo » che hanno fatto sentire la necessità di un
Concilio Ecumenico consideriamo il lungo e costante logorio che hanno portato
nella vita cristiana gli errori stessi, che la Vergine Santa ha confutato.
Dinanzi poi ai mezzi di diffusione che entrano nella famiglia, impunemente
seminando i più grossolani scandali che svuotano e rovinano la vita e in modo
particolare la vita soprannaturale offertaci da Gesù Cristo, come non constatare
il « non senso per tanti della nostra generazione della parola «penitenza?
Eppure la Redenzione è una grande realtà che si inserisce nella storia del
genere umano ed i rapporti con Dio restano sempre uguali e costanti per tutti.
La necessità della riparazione non è soltanto per i popoli antichi; il peccato,
oggi, come ieri, va riparato, sia per il debito contratto con la divina
giustizia, sia per le sue disastrose conseguenze personali e sociali.
Il fatto che non si avverta la necessità della penitenza non toglie menomamente
l’obbligatorietà di attuarla.
I Pontefici in modo speciale da Leone XIII ai nostri giorni non hanno mancato di
insistere su questo punto basilare della vita cristiana.
L’Enciclica di Giovanni XXIII « Fare penitenza » e la Costituzione Pentiamoci »
di Paolo VI dovrebbe pur far aprire gli occhi di tutti e far comprendere che se
l’intelligenza umana arriva ad assoggettare a se stessa anche la luna, le resta
tuttavia l’obbligo di inchinarsi di fronte al proprio Creatore e di domandare
perdono per le proprie manchevolezze.
Se accanto al costante richiamo dei Papi poniamo gli interventi della Madonna
quali proporzioni questi interventi acquistano, quando li vediamo così densi di
significato, strettamente aderenti all’insegnamento del Vicario di Cristo, che
ha il compito di guidare in modo indefettibile la Chiesa attraverso i secoli!
Vediamo allora la Madonna come una Madre spinta dalla sollecitudine della carità
che continua a richiamare i propri figli perchè vedano le vere realtà che
interessano e non si lascino, invece, attrarre dalle parvenze che non restano.
CONCETTO DI PENITENZA
Il vero concetto di penitenza necessariamente comporta due punti:
1) dispiacere dei peccati commessi e ritorno a Dio;
2) castigo di se stessi per essersi lasciati andare al di là della divina legge.
La vera penitenza vuole « il cambiamento totale dello spirito, nel
riconoscimento sincero ed integrale dei diritti di Dio; la penitenza è forza
contro le forze del male » (Paenitentiam agere, n. 3).
Questo invito non è rivolto soltanto a poche anime che tendono alla perfezione,
ma a tutti i battezzati, perchè tutti peccatori, nella necessità di riparare le
proprie manchevolezze. La Chiesa santa ed immacolata in se stessa vuole che alla
medesima santità, proprio per formale invito del suo divin Fondatore, tendano
con tutte le forze i figli suoi.
« Rivestiti in Cristo, infatti, nel battesimo (GaI. 3, 27), per mezzo di esso
diventiamo una creatura affatto nuova ottenendo la piena ed integrale remissione
di tutti i peccati; a tale novità e integrità tuttavia, non possiamo arrivare
per mezzo del sacramento della penitenza, senza nostro grande dolore e fatica,
essendo ciò richiesto dalla divina giustizia, di modo che la penitenza
giustamente è stata chiamata dai santi Padri un certo laborioso battesimo ».
(Giovanni XXIII – Paenitentiam agere)
Se poniamo poi in confronto quanto ancora afferma Giovanni XXIII nella medesima
Enciclica, quando asseriva che questo invito alla penitenza è tutt’altro che
nuovo nella vita della Chiesa con le parole che Pio XII ci ha rivolto per mezzo
della Sua Segreteria di Stato circa il nostro movimento, e c’è da che riflettere
sulla costante linearità dello Spirito Santo nella guida dei fedeli:
« I fedeli tutti nei quali non sia interamente spento il salutare richiamo del
santo timore d Dio, guardino all’esempio… a propositi di vera vita cristiana
penitenza espiatrice “. Lo vuole il Signore! E questa sua divina volontà — già
annunziata da Giovanni il Precursore, proclamata dal Messaggio evangelico e
consacrata dal Crocifisso sul Calvario — e risuonata ancora, solenne
ammonitrice, e in tempi a noi recenti, per bocca di Maria Santissima a Lourdes
ed a Fatima (N. 390073, 5, XII, 1956, Segreteria di Stato).
L.N. (continua)
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