Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 4 - aprile 1966 - pag. n. 1-4
LA NOSTRA PERSONALITÀ
E’ troppo importante l’ora in cui viviamo per acconsentirci il lusso di
vivere ai margini della vita, pensando ad ipotetici stati in cui noi potremmo
trovarci, trascurando in realtà il momento presente.
Il S. Padre nel suo memorabile discorso; tenuto mercoledì in albis nella
Basilica Vaticana, ha richiamato il concetto della realtà sublime e meravigliosa
che rischiara la vita del cristiano riportando il concetto del Decreto del
Concilio “ Gaudium et Spes ” n. 22: « in realtà solamente nel mistero del Verbo
Incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo ».
Il Santo Padre considera l’uomo non secondo le diverse concezioni filosofiche o
pratiche, suggerite dagli uomini, ma alla luce della creazione e della
redenzione. «Dobbiamo formarci la coscienza che siamo battezzati, che siamo
cristiani, che siamo cittadini della chiesa, fratelli di Cristo e viventi in
Lui, figli adottivi di Dio.
“Questo senso di dignità — continua il Santo Padre — sacra e stupenda, questa
consapevolezza della nostra vocazione allo stato soprannaturale; questo concetto
luminoso e vero della vita, devono formare la nostra saggezza e devono renderci
facile mantenere l’impegno che da questa coscienza deriva “.
TESTIMONIARE CRISTO
Da queste premesse noi vediamo l’insegnamento del Concilio che ci chiama,
nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa N. 35, a rendere testimonianza a
Cristo “il grande profeta il quale, con la testimonianza della vita e con la
virtù della parola ha proclamato il regno del Padre; adempie il Suo ufficio
profetico fino alla piena manifestazione della gloria, non solo per mezzo della
gerarchia ma anche per mezzo dei laici che perciò costituisce suoi testimoni ».
La medesima costituzione dogmatica sulla Chiesa N. 36 spiega ed approfondisce
come i fedeli possono rendere testimonianza a Cristo nella propria vita, nel
luogo in cui si trovano, luogo stabilito dalle cause seconde e dalla propria
vocazione.
«I fedeli perciò devono riconoscere la natura intima di tutta la creatura, il
suo valore e la sua ordinazione alla lode di Dio ed aiutarsi a vicenda ad una
vita più santa anche con opere doppiamente secolari, affinchè il mondo sia
imbevuto dello spirito di Cristo e raggiunga più efficacemente il suo fine nella
giustizia, nella carità e nella pace.
Nel compiere universalmente questo ufficio i laici hanno il posto di primo
piano. Con la loro competenza, quindi, nelle profane discipline e con la loro
attività, elevata intrinsecamente dalla grazia di Cristo, portino efficacemente
l’opera loro, perchè i beni creati, secondo l’ordine del Creatore e la luce del
Suo Verbo, siano fatti progredire dal lavoro umano, dalla tecnica e dalla civile
cultura per l’utilità di tutti assolutamente gli uomini, e siano tra loro più
convenientemente distribuiti e, nella loro misura, portino il progresso
universale nella libertà umana e cristiana.
Così Cristo per mezzo dei membri della Chiesa illuminerà sempre di più col Suo
salutare lume l’intera società umana ».
Quale sia la testimonianza che noi ammalati dobbiamo rendere nella
consapevolezza e nella affermazione della nostra vocazione specifica,
meravigliosamente ce lo dice ancora il Santo Padre nel discorso pronunciato nel
Venerdì Santo al Colosseo al termine della Via Crucis «La realtà del mistero del
Verbo incarnato chiama per corrispondenza l’uomo ad accostarsi e a partecipare e
a unirsi alla grande realtà del Cristo crocifisso ». E’ la realtà della missione
salvifica della Croce, incompresa e scandalo per i gentili ed Ebrei che continua
la sua missione di chiamata attraverso i secoli verso le anime che hanno
accettato l’invito del Cristo: «chi vuoi venire dietro di me, rinneghi se stesso
prenda la propria croce e mi segua ».
Il Santo Padre approfondisce questo imperativo e chiede: “Quando dobbiamo
seguire il Cristo e in quali circostanze? “.
Risponde con l’Evangelista Luca: «Quotidianamente, ogni giorno» e spiega
«portare la croce è pertanto, un’attitudine, è uno stato, una condizione propria
della vita Cristiana. Non possiamo esimerci, se vogliamo essere cristiani
dall’assumere in qualche maniera, la Croce del Signore ». Ciò che è importante e
sicurezza per le anime nostre è l’indicazione dell’ambito di questa croce
quotidiana che ogni giorno dobbiamo affrontare, accettare, fare propria,
adagiandoci sopra come e con il divino nostro Modello. «Se ci domandiamo in che
consiste questa partecipazione, vedremo che i dolori, i doveri, i sacrifici
impostici dalla vita ci vengono incontro per dirci: ecco la Croce che il Signore
ti ha preparato ».
Invece di essere dei ribelli, dei ragionatori sulle possibili croci adatte
proprio a noi, sappiamo vedere quella che il Signore ci ha presentato: è la
croce a noi indicata dal Padre celeste; croce santificante, gioiosa, gloriosa.
L. N.
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