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Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 3/4 - marzo/aprile 1962 - pag. n. 3-6

INVITO ALLA PENITENZA

Dall’attuazione dell’invito alla grazia dipende la possibilità di applicare quella “penitenza” richiamata con tanta insistenza a Lourdes ed a Fatima.
La Vergine Immacolata si è rivolta, attraverso Bernardetta, a tutti senza eccezioni.
Che significa la triplice richiesta “ Penitenza, penitenza, penitenza “?
Ce lo spiegano la ragione, il Santo Padre e la Vergine Santa stessa.

SPIEGAZIONE DELLA RAGIONE

L’invito di Lourdes è rivolto in piano universale, quindi di possibile attuazione da tutte le classi sociali, da tutti gli uomini, indifferentemente se ricchi o poveri, sani od ammalati.
Come, del resto, l’umanità è colpevole per la dimenticanza dei valori soprannaturali e dei diritti di Dio, così essa deve avere in sé la possibilità di attuare una penitenza generale, e che potrebbe, già da sola, se universalmente attuata, allontanare tanti castighi.
La penitenza che indistintamente tocca tutte le classi sociali esiste ed è proprio quella che fu inflitta da Dio a tutte le generazioni, subito dopo il primo peccato dei nostri progenitori:
- “ Mangerai il pane col sudore della tua fronte “.
- “ Morirai “.
Queste sono le due penitenze imposte da Dio, che tanto hanno fatto e fanno gemere l’umanità. Tali penitenze sono però state tramutate, con l’Incarnazione del Verbo Eterno, da pene stabilite dalla divina giustizia in mezzi di conquista e di salvezza.
Perché il lavoro non sia avvilente condanna ed il dolore, pena che opprime ed accascia, è condizione indispensabile la Grazia di Dio.
Solo così queste due condanne, che toccano inesorabilmente tutti, vengono tramutate in mezzi di conquista per tutti.

La grazia trasforma e sublima il lavoro ed il dolore.

È questa la grande realtà che eleva lo sforzo diuturno di chi quotidianamente consuma la propria esistenza in un cantiere di lavoro e rompe l’isolamento di chi abbattuto in un letto non ha altri orizzonti al di fuori delle quattro pareti della propria stanza.
Il lavoro così considerato non è soltanto applicazione per un progresso sempre più luminoso, ma è sostanzialmente, prima di tutto, penitenza obbligatoria che tocca, in modo diverso, uguale però nella sostanza, tanto i datori di lavoro quanto i lavoratori.
Nessun settore però è, purtroppo, oggetto di speculazioni interessate quanto quello del lavoro.
Se all’operaio che si consuma nell’officina gli diciamo che deve lottare e accontentarsi soltanto di una busta paga più o meno pingue, noi lo abbiamo tradito, perché la prima e più grande mercede egli la deve ricevere da Dio per la sua fedele penitenza, attuata in grazia, che è il suo lavoro quotidiano. Solo così il lavoro gli attira quei cumuli di tesori che non si esauriscono mai e che egli potrà spandere su tutta l’umanità in forma ben più estesa di quello che non gli acconsenta la busta paga. Il dolore, sopportato nella luce della grazia, acquista quel valore soprannaturale che rompe le barriere anche più dure perché acquista la forza travolgente della passione di Nostro Signor Gesù Cristo. Soltanto in questa maniera il lavoro ed il dolore non umiliano. L’uomo non è mai un vinto! Anche se ammalato, immobile ed anchilosato egli continua ad essere uomo, che ha il suo posto necessario ed efficiente nella cristiana Società.
Ed un operaio, anche delle contrade più retrograde, anche, Dio non voglia, ancora nelle forme dello schiavismo, può con la vita della grazia rompere le sue catene e col sudore della propria fronte non solo guadagnarsi il pane che mangia, ma pagare in piano soprannaturale anche per colui che lo tiene soggetto. Con la Grazia egli gode della grande liberalità dei figli di Dio, poter pagare, lui povero e salariato, per colui che gli nega magari ogni diritto. E questo non è oppio per tenere soggette le creature, ma forza divina che dona a tutti la propria personalità, la quale se vinta anche da catene, ha pur sempre la libertà e le soprannaturali possibilità dei figli di Dio: Pietro e Paolo, Apostoli di Cristo, legati da catene dal mondo romano, hanno vinto i loro oppositori e ci hanno dato il tesoro grande del loro insegnamento; San Vincenzo De Paoli, fattosi schiavo per liberare uno schiavo, ha vinto il suo padrone e ridivenne il padre dei diseredati.
Queste prime penitenze imposte da Dio all’umanità sono le più urgenti e sono altresì le più trascurate. Assistiamo a spettacoli consolanti di operai, che, organizzati in file cattoliche, nella grande comprensione del valore cristiano del lavoro chiedono al Vicario di Cristo indulgenze per maggiormente arricchire la loro giornata di attività; ma quando “tutti” gli operai e “tutti” gli ammalati saranno riuniti per un piano di grazia, allora sì che potremo sperare a giorni più sereni, perché se abbondano i peccati, sovrabbonderà anche la penitenza e così tutte le officine e tutti gli ospedali, o cronicari, o sanatori del mondo saranno palestre e fari di luce per la salvezza dell’universo.
La richiesta di penitenza rivolta da Maria Santissima in piano generale soltanto in questa forma può venire da tutti attuata.

L.N.