Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 5 - maggio 1960 - pag. n. 2-4
I NOSTRI IMPEGNI
È bene rivedere di frequente i nostri impegni se vogliamo prendere forza e
spingerci ad una attività sempre più vasta. I “ nostri impegni “ sono - per loro
natura - di carattere spirituale.
Abbiamo precedentemente visto come l’adesione al Centro sia un atto consapevole
e personale. Gli impegni “ basilari “ che da tale adesione derivano sono due:
1) proposito di voler vivere in “ Grazia di Dio “;
2) offerta di se stessi a Maria Santissima in vista dell’attuazione delle
finalità da Lei indicate a Santa Bernardetta ed ai tre bambini di Fatima.
I) “Proposito di voler vivere in grazia di Dio, per essere spiritualmente
operanti“.
Questo proposito è, evidentemente, fondamentale. La stessa spiegazione delle
parole “ peccato mortale “ ben dice la triste situazione di chi è privo della
vita di Dio: un morto ambulante, un sepolcro imbiancato, un controsenso in
natura: mentre la vita stessa biologica canta le perfezioni di Dio, la ragione,
espressione della vita dell’anima, invece Lo nega, trasgredisce alle Sue sante
leggi e volontariamente pone l’anima nelle condizioni di un tralcio tagliato
dalla pianta, che inaridisce per mancanza di linfa, in attesa di essere gettato
nel fuoco. L’ammalato che viva in queste condizioni è veramente un infelice:
malato nel corpo, impedito quindi nell’attività materiale e menomato anche nelle
attività soprannaturali dell’anima. In questa maniera egli realmente non
partecipa, in nessun modo, alla ricostruzione morale della Società, egli è ai
margini della vita.
Per chi vive in tale stato d’animo la malattia è un vero impedimento, un
elemento “soltanto“ negativo, che fa dell’individuo un rudere umano.
Se consideriamo invece, il lato positivo della vita del sofferente, trascorsa in
grazia di Dio, la situazione è capovolta.
Considerando l’uomo nella sua duplice attività, secondo il suo duplice elemento
di composizione, anima e corpo, l’anima può avere la sua attività soprannaturale
solo e in quanto è unita a Dio.
L’individuo potrà essere inchiodato su un letto od una carrozzella, potrà vivere
in un ricovero o in un sanatorio, ma l’anima può svolgere la sua spirituale
attività, anche se il corpo è materialmente inefficiente.
La sofferenza solo alla luce del cristianesimo acquista la sua alta funzione
costruttrice, avendo Gesù scelto il dolore per la salvezza dell’umanità,
elevandolo, da pena inflitta da Dio nel Paradiso terrestre, a mezzo di
conquista.
L'anima che possegga la vita di Dio avrà ancora il dolore come prima, ma Gesù
che vive in Lei, proprio in forza di quella data sofferenza, continua e completa
per suo mezzo la Passione incominciata sul Calvario.
Solo in questo modo non si è dei menomati, perché anche se chiusi tra quattro
anguste pareti, gli orizzonti si allargano, le possibilità si moltiplicano, non
si è più degli isolati, si diventa forti e potenti, costruttivi ed invincibili,
proprio come dice San Paolo “quanto più sono debole tanto più sono potente“,
proprio perché “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me“.
Il “Volontario della Sofferenza”, donando la sua adesione al Centro, afferma
esplicitamente di credere a questi principi e si prefigge di volerli realizzare
in sé, con tutte le proprie forze, nonostante le difficoltà della natura umana e
dell’ambiente. Sono verità queste a noi note, ma tante volte, purtroppo,
dimenticate!
Se tutti i sofferenti avessero dinanzi ai propri sguardi le grandi possibilità
costruttrici del dolore, vissuto in “grazia”, essi non sarebbero mai avviliti,
né si sentirebbero di peso alla società od ai familiari, né in tanti ambienti di
dolore, ove essi passano anni ed anni della propria esistenza, ci sarebbero
TANTI E COSI’ GRAVI DISORDINI MORALI. Essi comprenderebbero il gravissimo danno
che recano alla società, privandola dell’equilibrio dell’espiazione di tanti
disordini che si commettono.
L’adesione ai “ Volontari della Sofferenza “ non è, d’altra parte, una conferma
in “grazia”. Siano a tutti sempre ammonitrici le parole di Gesù, il Quale ci
dice che allorché il demonio viene cacciato da un’anima va ramingo in cerca di
quiete e non trovandola cerca di rientrare ancora nella sua vecchia abitazione e
non potendovi rientrare, perché pulita e rassettata, va a prendere altri sette
spiriti peggiori di lui per cercare di fare di essa un’abitazione peggiore della
prima.
Il demonio ostacola qualsiasi proposito di bene, ostacola ogni anima di buona
volontà, è Gesù che ce lo dice.
Il demonio vuole la rovina nostra e cerca di chiudere gli occhi sulla grave
situazione di chi vive in disgrazia dl Dio e sulle terribili conseguenze di uno
squilibrio tra i peccati che si commettono e la riparazione.
Il “ Centro Volontari della Sofferenza “, per quanto riguarda questo primo
impegno dei suoi iscritti, tende ad illuminarli sempre di più sulla necessità
della vita di grazia, sostenendoli con tutti i mezzi, perché siano essi sempre
all’altezza della loro missione.
Per chi possiede la fede, la sofferenza è uno dei tanti mezzi, tra i mezzi però
il più prezioso, con cui si può pagare il proprio e l’altrui riscatto.
Gesù ha vinto la morte, ha vinto il dolore.
“O morte, Io sono la tua morte”,
perché Gesù e tutti coloro che vivono in Lui mediante la grazia divina, hanno
cambiato la punizione in mezzo di vita.
È necessario che ora beviamo con Gesù il calice della passione se vogliamo
essere con Lui partecipi della vita di gloria e di premio in Dio, per sempre,
per tutta l’eternità, senza più ansie e dolori, senza separazioni, morte e
timori, senza angustie e odi, ma nell’eterna pace, immersi nella “ carità “ sì
perché “ Dio è carità “. E ciò sarà se avremo saputo vivere la nostra fede,
accettando il Messaggio di Gesù e con tanto amore richiamato da Maria Santissima
a Lourdes ed a Fatima.
L.N.
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