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Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 2 - febbraio 1960 - pag. n. 1-3

DALLA PAROLA DEL PAPA

Ancora una volta il Santo Padre ha voluto dare un segno del Suo paterno amore verso il nostro apostolato in occasione dell'udienza che Egli ha benevolmente accordato il 21 febbraio a tutte le Associazioni, che in Roma svolgono qualcuna delle quattordici opere di misericordia.
Il Vicario di Cristo all'inizio dell'udienza con l'affabilità ed il compiacimento che possono venire dal cuore di un padre per il lavoro dei figli, nell'intento di infondere coraggio in essi, ha voluto Lui stesso leggere l'elenco, non certamente breve, di tutte le organizzazioni che sotto il bel cielo di Roma svolgono qualcuna delle suddette opere di misericordia.
Sua Santità con evidente soddisfazione procedeva nella lettura dell'elenco delle organizzazioni, catalogate sotto le diverse voci: “ dar da mangiare agli affamati... dar da bere agli assetati... “.
Che gioia per noi quando giunto alla voce “ visitare gli ammalati “, abbiamo udito il Santo Padre che dopo avete nominato i grandi Ordini e Congregazioni religiose Ospedaliere, le vetuste e tanto benemerite organizzazioni romane, ha pure espressamente ricordato anche “ il Centro Volontari della Sofferenza “.
Noi eravamo felici e profondamente commossi per tanta degnazione; anche il nostro Centro era stato tenuto presente e messo a fianco di tante forze vive di Roma! Ma quale non fu la nostra meraviglia, quando giunto alla quattordicesima opera di misericordia, “ pregare Dio per i vivi e per i morti “, prima di chiudere la serie delle organizzazioni, dopo aver nominato gli ordini contemplativi, il Papa si ferma un istante, come sospeso, e poi con la Sua voce forte e marcata aggiunge “ e i Volontari della Sofferenza “.
Gioia, sorpresa, riconoscenza: un insieme di sentimenti che sono immediatamente affiorati nell'animo nostro.
Il Vicario di Cristo con il Suo duplice richiamo aveva chiaramente dinanzi a Sé la duplice grande finalità del Centro Volontari della Sofferenza:
1) ciò che per gli ammalati si fa: “ visitare gli ammalati “;
2) ciò che gli ammalati a loro volta compiono nell’Associazione: “ pregare Dio per i vivi e per i morti “, in una parola per tutti!
Chiamando la nostra organizzazione, il Santo Padre ben diceva, con il Suo gesto, che Egli aveva presente quali impegni avevamo solennemente preso in San Pietro nel giorno del grande raduno, avvenuto nella festa di San Giuseppe dell’anno scorso:
- pregare per il Sinodo di Roma.
- pregare per il Concilio Ecumenico.
- pregare per l’aggiornamento del Codice di diritto canonico e la promulga-zione del codice di Diritto orientale.
Gli ammalati, unendo la loro sofferenza a quella di Gesù Cristo sono una forza viva della Chiesa, essi hanno grandi possibilità. Ed il Papa ha voluto tanto solennemente e dinanzi ad una così eletta schiera di persone, ricordare che i “ Volontari della Sofferenza “ hanno, nella loro finalità il preciso compito di attuare l’ultima delle opere di misericordia, che per essi è lo scopo preciso della loro soprannaturale attività.
Questo secondo richiamo del Vicario di Cristo è a noi di grande conforto, perché dice quanto Egli consideri e faccia assegnamento sulla nostra spirituale offerta. Nell’indicazione del Santo Padre è ben precisata la finalità della sofferenza, elemento posto a nostra disposizione per continuare la passione di Nostro Signor Gesù Cristo a beneficio della Chiesa militante e purgante.
Ecco alcun brani del discorso rivolto da Sua Santità in tale circostanza:
Guardate: su questo stesso sacro colle Vaticano la Chiesa custodisce da secoli tesori immensi di arte, di storia, di letteratura: ma i suoi tesori più autentici e per i quali maternamente trema, sono i poveri, i malati, i bambini, i deboli, i dimenticati. Per essi la sua voce si leva supplichevole a chiedere comprensione, protezione, benevolenza; ad essi manda le sue schiere di Figli e Figlie volenterosi e ardenti che ne tergono le lacrime, ne consolano gli spiriti oppressi, ne sostentano le miserie.
Diletti figli! Voi intendete alleviare le sofferenze fisiche, ma, lo sappiamo bene, non dimenticate che ai margini della vostra attività restano purtroppo i più bisognosi, e i malati più contagiosi, che sono i peccatori ostinati e ribelli. Nessuno è escluso come soggetto di attività caritativa e come termine di questo amore. Quelli stessi che compiono questa carità, guai se mancassero del sussidio della grazia per essi implorata da chi è esclusivamente applicato alla preghiera. Ecco dunque che un profondo vincolo unisce le varie forme della organizzazione militante, fra di esse, e con le grandi istituzioni della preghiera: vincolo che diventa soave consolazione nella luce delle verità del Corpo Mistico e della Comunione dei Santi. Diletti figli! La molteplicità concorde e operosa delle intraprese, che voi oggi rappresentate davanti a Noi, Ci fa esprimere un voto di soave speranza: che cioè Roma, come Diocesi e come centro della Cattolicità, meriti sempre il titolo luminoso, che alle origini le fu attribuito, con incomparabile elogio, da Sant’ Ignazio: “ praesidens universo coetui caritatis “ (S. Ignat. ad Rom. Inscript; MG 5, 685): che presiede a tutta la carità, e se ne fa esempio, incitamento e guida; cioè, per quanto oggi abbiamo considerato che presiede non ad una o ad alcune, ma a tutte le opere di misericordia.

L.N.