Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 6 - giugno 1959 - pag. n. 1-3
LA PROVA PERDURA
La situazione circa la costruzione della Casa di Re è ancora immutata. Anzi
sembra che le difficoltà si stiano moltiplicando. Si direbbe che l’ultima fase
della costruzione della Casa Cuore Immacolato di Maria dia molto fastidio al
demonio: confusione di mente là, dove ci dovrebbe essere sostegno; freddezza di
cuori, proprio ove si è sempre trovata immediata corrispondenza d’azione.
É come un’ondata di gelo che si stende su tutto il Centro, per cui ci sono anime
che soffrono, anime che pregano, che si danno da fare, che scrivono,
condividendo l’ora dolorosa che si sta attraversando, mentre altre, invece,
restano fredde spettatrici.
La mancanza dei mezzi finanziari è sempre la prima e basilare nostra difficoltà.
Non si può quindi prevedere quando la Casa sarà inaugurata. Dinanzi a tanti
impedimenti, quale deve essere il nostro atteggiamento? Smarrimento? Sfiducia? E
in chi?
Smarrimento? ma non è nemmeno il caso di pensare. Le finalità sono sempre
quelle; sarebbe stato ingenuo non prevedere difficoltà tali da mettere a
repentaglio, se ciò fosse possibile, tutta l’opera. Anzi, queste sono un «
sigillo » della bontà dell’iniziativa. Se non ci fossero ostacoli, bisognerebbe
veramente temere. Più essi aumentano, più aumenta in noi la consapevolezza che
chi tutto fa è il Signore; noi siamo soltanto dei poverissimi e quanto mai
inadeguati strumenti.
Un apostolato che tende a valorizzare la sofferenza non può avere altre
fondamenta se non lo stesso dolore, ed è logico che sia così.
Sfiducia? E in chi? Nel Signore, no certamente; in Maria Santissima, neppure; e
nemmeno nei tanti cari ammalati iscritti.
Maria Santissima è la Madre fedele che continuamente sostiene.
Le preghiere degli ammalati, che continuamente salgono dinanzi al trono di Dio,
sono la ragione di tutta la nostra fiducia.
Che cosa potremmo mai sperare di fare, da soli, con le nostre sole forze? Siamo
talmente pieni di deficienze che sarebbe presuntuoso mettere mano ad un lavoro
di così grande portata senza l’aiuto di migliaia e migliaia di persone che
validamente sostengano.
Gli ammalati costituiscono il tesoro del Centro, il patrimonio più grande, essi
attirano da Dio le misericordie.
Sua Santità Pio XII di f.m., nel Messaggio a noi diretto, ha esplicitamente
detto:
« Quando i sofferenti pregano, fanno violenza al Cielo, costringono, per così
dire, il Cuore di Gesù ad esaudire le loro richieste. E scendono le grazie sul
mondo: torna la luce, torna l’amore, rinasce la vita ».
Rileggendo le suddette parole del Discorso del grande Pontefice defunto, esse mi
sono risuona te come nuove. Facendo poi il confronto tra esse e quelle
pronunciate da Nostro Signor Gesù Cristo, con cui ci ammonisce di pregare con
fede, perché tutto quello che domandiamo ci sarà concesso, un pensiero forte si
è radicato in me: la nostra grande crisi non una è crisi di mezzi, ma di
preghiera ben fatta, viva, sentita, fiduciosa.
Se noi preghiamo con viva fede, come potrà la Vergine santa restare insensibile
dinanzi alla nostra supplica? Se Ella poi unisce la Sua preghiera alla nostra,
potrà mai il Padre celeste negare ciò per cui Maria Santissima intercede?
Coraggio! La nostra preghiera non può non essere ascoltata. Dobbiamo pregare,
pregare moltissimo, pregare sempre!
Più aumentano le difficoltà e più devono aumentare le preghiere. Dobbiamo,
proprio come ci ha detto Pio XII, fare « violenza sul cuore di Dio ». E se il
sereno subito non ritorna, se la vita ancora non fiorisce attorno a noi è perché
non preghiamo sufficientemente, oppure non preghiamo bene.
E’ questa l’ora della prova, è questa, quindi, l’ora della preghiera. Tenete
presente l’esempio di Gesù nell’orto degli ulivi, il quale nell’appressarsi
dell’ora del principe delle tenebre, aumentava nell’intensità dell’orazione.
Non è detto che il cuore non debba soffrire, come del resto soffriva anche il
Cuore di Gesù in quella terribile notte che precedeva la passione, ma la sua
sofferenza faceva parte del patrimonio immenso ed infinito della Redenzione,
alla quale tutta l’umanità può attingere fino alla fine dei secoli.
Così è pure, anche se in minima parte, per la nostra sofferenza: essa sta
formando le basi del Centro, per cui, proprio in merito ad esse, il Centro potrà
affermarsi ed essere duraturo.
Gli ammalati di domani troveranno luce e conforto proprio ove noi tanto abbiamo
sofferto per edificare.
Più cocente è la base del dolore, più duratura è la struttura dell’edificio che
alla Vergine Immacolata stiamo elevando.
In quest’ora di prova stringiamoci tutti attorno alla Vergine Immacolata e
preghiamola con tutto il fervore del nostro cuore non siano le mie colpe, o le
colpe di coloro che dovrebbero con amore servirTi, ed arrestare le grazie che ci
occorrono.
Tu sei la onnipotente per grazia, nulla li sa negare il Padre celeste.
Basta che tu lo voglia e tutto sarà accordato.
Dì, o Madre, la tua parola a favore nostro ed il miracolo sarà compiuto. Così,
sia.
L. N.
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