Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 10/11 - ottobre/novembre 1958 - pag. n. 1-3
IL PAPA DEGLI AMMALATI
Tutta la stampa ha parlato della morte del “nostro Papa”. Fare anche su
L’Ancora una commemorazione della Sua alta personalità sarebbe un “fuori luogo”.
Tutti hanno profondamente sentito la morte del Padre, tutti hanno pianto la Sua
scomparsa; e noi, nella nostra debolezza ed infermità, con la Sua dipartita è
sembrato che qualcosa si fosse distaccato dalla nostra persona.
Ad un anno esatto dal nostro raduno in Vaticano, Pio XII è andato incontro alla
Madonna, che tanto ha esaltato su questa terra.
Ho avuto la gioia di poter restare lungamente vicino a Lui, nelle prime ore del
mattino, nel silenzio della Sua camera, presso il letto, sul quale solennemente
Egli stava “dormendo il sonno dei giusti”.
L’ho guardato più che ho potuto per tutti voi e gli ho baciato le mani per
quattro volte a nome dei diversi nostri settori di apostolato.
Avrei voluto avervi tutti vicino per donarvi ancora una volta la gioia di vedere
il Suo volto angelico che, pur nella maestà della morte, conservava un dolce,
profondo sorriso.
Ho pregato per Lui, ma ho maggiormente pregato Lui per noi. Gli ho affidato il
Centro, le nostre angustie, i nostri desideri, tutti noi.
Dinanzi alla Sua salma l’ho ringraziato per quanto ha fatto per noi ed ho
rinnovato i nostri impegni d’azione.
Mi è sembrato che questo fosse il modo migliore per dirGli il nostro imperituro
affetto.
Il Papa, infatti, « non è morto », ma vive.
Non possiamo considerare il grande mistero della morte come coloro che non hanno
speranza.
Il Papa, nella visione di Dio, vede ciascuno di noi, non come prima, ma meglio
di prima.
Ci ha amati in terra, doppiamente continua ad amarci dal Cielo. Non siamo
orfani, la Stia protezione si estende ora sopra di noi con maggiore efficacia: è
diventato nostro avvocato presso Dio. La nostra particolare condizione di
sofferenti inclina l’anima Sua verso di noi: Pio XII continua anche. dal Cielo a
prediligerci.
Ricorriamo pure al « nostro Papa », il quale, dal cielo vicino a Maria SS.ma, ci
ascolta e ci benedice.
La vita del grande Pontefice scomparso è tutta intrecciata con le date delle
apparizioni della Madonna a Fatima: il 13 maggio 1917 segna la data della Sua
consacrazione episcopale e l’apparizione della Madonna a Fatima; il 13 ottobre
segna la data della Sua sepoltura ed è l’anniversario dell’ultima apparizione
della Madonna a Fatima.
Il nostro lavoro, con la morte del Papa, che ci ha benedetti, incoraggiati ed
approvati, deve procedere con maggior slancio. Egli dal cielo deve avere la
gioia di vedere l’efficienza del Centro nel piano della redenzione. Le Sue
parole sono per noi programma concreto in tutte le sue linee, dal perché del
dolore alla consacrazione degli ammalati a Maria SS.ma.
Sta a noi seguire ed attuare le Sue direttive.
Un nuovo Pontefice verrà sulla Cattedra di Pietro e noi guarderemo verso di Lui
con il medesimo ardente amore con cui abbiamo guardato Pio XII.
Continueremo il nostro lavoro come prima: il terzo punto del nostro Statuto ci
impegna infatti a pregare per il Papa, per i Sacerdoti e per il loro sacro
ministero.
Con questo nostro lavoro, condotto con ordine e tenacia daremo gloria a Colui
che ci ha tanto amati.
Se vogliamo poi che il ricordo del Papa resti sempre di più in mezzo a noi
cerchiamo di imitarne le virtù.
La Sua forza d’animo, il Suo amore al lavoro, il Suo ardente spirito di
preghiera siano tali anche per noi.
Solo in questa maniera potremo ricorrere con fiducia a così grande Papa, il
Quale ancora oggi, come ieri, ci accoglie, ci ascolta e ci benedice.
L.N.
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