Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 5/6 - maggio/giugno 1956 - pag. n. 2-9
NOVE ANNI DI ATTIVITÀ
Il Santo Padre Si è degnato di rispondere alla relazione dei primi nove anni
di apostolato del Centro. Gliel’ha umiliata sorella Myriam, prima di partire per
l’America del Nord, quale prima inferma iscritta.
Si può quindi dire: gli infermi hanno fatto il loro resoconto al « Papa degli
ammalati», tramite la loro Sorella Maggiore, ed il Papa, seguendo lo stesso
tramite, risponde ad essi...
Il Papa approva, il Papa benedice, il Papa sottolinea sempre di più la
delicatezza e l’importanza dell’apostolato degli infermi.
É necessario, quindi, continuare un tale apostolato, dare ad esso forme
concrete. Sono le cause seconde, che delineano nuove mete e nuovi orizzonti.
Dinanzi a questo schiudersi di orizzonti sempre più vasti erompe profonda dalle
nostre anime la riconoscenza più viva alla Vergine santa con il più filiale «
grazie» per quanto Ella ha fatto in questo settore di lavoro, squisitamente
mariano, perché fin dal suo inizio è stato svolto unicamente per l’attuazione
delle Sue auguste richieste rivolte a Lourdes ed a Fatima.
Le cause seconde ci hanno guidato fino ad oggi. Ogni tappa decisiva ed ogni
svolta si sono presentate da sé, senza spingerle. Un religioso di santa vita,
l’Abate Quatember di f. m., Generale dei Cistercensi, diceva un giorno a questo
proposito:
— E’ evidente che il Signore sta guidando questo apostolato; né io, né lei
sappiamo quali siano i disegni di Dio. Bisogna lasciarsi portare dalle cause
seconde. Non precedere, ma semplicemente seguire.
E noi non abbiamo fatto che seguire i disegni e le richieste che, a mano a mano,
la provvidenza divina e l’azione materna della Madonna andavano delineando nel
nostro cammino.
In questo modo sono nati nel 1947 i « Volontari della Sofferenza». La loro
istituzione si presentava come una necessità. Esisteva già da qualche anno la
Lega Sacerdotale Mariana: si voleva fare qualcosa di più concreto per i
Sacerdoti, per aiutarli ad essere più santi e rendere più fecondo il loro
ministero. Eravamo nell’immediato dopo guerra. Che cosa poteva realmente dare
energie nuove al loro ministero, dinanzi agli immani bisogni delle anime, alle
accresciute esigenze dell’apostolato?
Il dono più prezioso e l’aiuto più efficace non poteva venire che da un più
intenso apporto di Grazia, di preghiera e di sacrificio. Sorsero così i «
Volontari della Sofferenza »: anime segnate dal crisma di privilegio della
malattia che si impegnavano a vivere in Grazia e ad offrire il valore redentivo
della loro sofferenza per l’adempimento delle richieste della Madonna. Si
cominciò con una iscritta sola, casualmente conosciuta; poi le adesioni
crebbero, si moltiplicarono, tanto che nel giro di due anni si raggiunse il
numero di 4.000.
Gli ammalati rispondevano. Il lavoro era in continuo aumento. Tanti infermi
scrivevano di aver trovato finalmente una gioia nuova di vivere e di soffrire e
di aiutare gli uomini a tornare a Dio, di immettere nel Corpo Mistico la linfa
insostituibile della sofferenza, che congiunta con lo stato di Grazia ha il
potere di ottenere la guarigione delle membra infette di peccato, di far tornare
a Dio i fratelli lontani.
Nulla di nuovo certamente in questo apostolato, perché esso non fa che applicare
il piano divino della Redenzione nei suoi cardini fondamentali e semplici.
La forza del suo rapido sviluppo però sta nell’avere posto Maria Santissima
vicino alla croce di ognuno e nell’avere scelto la Vergine Immacolata quale
mezzo facile e sicuro per offrire a Dio il proprio apporto spirituale.
E poiché il richiamo alla valorizzazione della sofferenza è partito dalla
Madonna nelle Sue apparizioni a Lourdes ed a Fatima, questo apostolato
non ha fatto che applicare tutte le parole della Madonna e tradurle in realtà
nel campo dei sofferenti. La parte di nuovo che esiste in questo apostolato
consiste nella presentazione e nel modo di raggiungere il fine.
L’ammalato viene posto in un piano di lavoro, di cooperazione alla Redenzione,
consapevole della sua responsabilità di «continuatore della passione di Nostro
Signore Gesù Cristo».
Il modo è uno solo: mettersi a servizio di Maria SS.ma, offrirLe spontaneamente
tutta la propria spirituale attività perché Ella la prenda tra le sue mani
verginali e la presenti al Signore.
Le finalità sono quelle designate da Lei a Lourdes ed a Fatima.
Le parole della Madonna diventano così la grande « Carta della valorizzazione
del dolore».
La schiera dei sofferenti alla scuola di Maria si è allargata sempre di più,
fino ad oltrepassare attualmente i 25.000 iscritti.
I mezzi si sono sviluppati strada facendo.
Eravamo alla vigilia dell’Anno Santo. Il Santo Padre aveva richiamato l’umanità
ad un anno di preghiera e di sacrificio in vista della riuscita spirituale
dell’Anno Giubilare. Chi meglio degli ammalati avrebbero potuto rispondere
all’appello del Santo Padre?
Gli infermi per vocazione sono proprio gli « operai specializzati » del settore
della Grazia.
Con la benevola approvazione del Santo Padre si è dato inizio, nel 1949, alle
prime trasmissioni 1#er gli infermi dal Vaticano: le onde della Radio dovevano
riunire tutti gli ammalati in un grande impegno di Grazia per il felice esito
dell’Anno Santo.
Non passò molto che si vide l’esigenza di un Foglio, che fosse vincolo
spirituale per tutti i sofferenti e portasse periodicamente il soffio di una
spinta in avanti nella propria vocazione: si ebbe così « L’Ancora». Tiratura
modesta prima, più perfezionata in seguito, oggi in via ancora di
trasformazione.
La Benedizione del Santo Padre venne subito, fin dal secondo numero della
rivista.
Si ebbe poi un incontro con Sua Santità in occasione del primo Messaggio agli
infermi. Poche parole, ma ricche di un dono immenso: l’approvazione del Vicario
di Cristo.
— Sono contento (così il Santo Padre disse) di questo apostolato. Benedico lei
ed i suoi ammalati.
Con la Benedizione e l’incoraggiamento del Papa la strada da percorrere era
sicura, ogni dubbio scompariva. L’Anno Santo incalzava. Gli ammalati avrebbero
dovuto rispondere di più, sempre di più.
Perché non tentare allora un corso di Esercizi Spirituali per Radio?
L’esperienza era nuova, ma la Madonna avrebbe sostenuto.
La proposta venne accolta dai Superiori e così nel 1950 si ebbe il primo corso
di Esercizi Spirituali per ammalati, trasmessi dalla Radio Vaticana in
collegamento con la R.A.I.
Gli effetti? Una valanga di lettere; consensi da ogni parte.
Una scoperta: gli Esercizi Spirituali per ammalati erano una necessità forse più
impellente che non per i sani. Nel 1952 si decide di fare il primo Corso di
Esercizi Spirituali con un numero limitato di ammalati:
con tutte le prediche proprie degli Esercizi.
Si va ad Oropa con 49 infermi, di cui 18 barellati. Si fanno i primi Esercizi
per Ammalati, trasportati in località isolata.
L’esito è stato sorprendente.
Sono gli ammalati che insistono a chiedere di continuare gli Esercizi
Spirituali. Ed hanno ragione. Essi vivono isolati, non hanno. le comodità come i
sani di accostarsi ai Sacramenti: è quindi una iniziativa da continuarsi.
Da Oropa si passa a Re nel 1953.
Il Vescovo di Novara, Monsignor Gilla Vincenzo Gremigni, vede l’apostolato nella
sua vera luce ed affida, temporaneamente, al Centro l’Ospizio Diocesano,
esistente presso il Santuario di Re per un inizio di apo-stolato più concreto
nel settore degli Esercizi.
Siamo nel 1954, l’Anno Mariano. Gli Esercizi Spirituali si fanno ormai a cicli
continui: sofferenti vengono dalla Svizzera, oppure sono gli operai ammalati ed
impediti della F1AT che si raccolgono nella meditazione delle verità eterne e
prendono consapevolezza della finalità sublime della loro vita: continuare ad
essere operai, come prima, non però in una fabbrica, ma nella Chiesa, a servizio
di Gesù, sotto la guida dell’Immacolata. La benedizione del Santo Padre aveva
incoraggiato il primo Corso di Esercizi Spirituali tenuti dalla Radio Vaticana:
la Benedizione del Santo Padre, impartita da Lui personalmente attraverso la
Radio, dal Suo ap-partamento privato, chiudeva il 20 maggio dell’anno in corso
gli Esercizi Spirituali, concluso con un raduno di infermi nella Chiesa del Gesù
in Roma.
Con il 1952 si attua il primo Pellegrinaggio di « soli» Sacerdoti ammalati a
Lourdes.
Pellegrinaggio di Sacerdoti infermi — Iniziativa meravigliosa sotto tutti gli
aspetti, ma anche dolorosa quanto mai, perché nulla fa tanto rabbia al demonio
quanto l’apostolato della Madonna e quello svolto per i Sa-cerdoti. Il
Pellegrinaggio dei Sacerdoti dal 1954 prende la sua fisionomia definitiva: anche
per essi un Corso di Esercizi Spirituali ai piedi dell’Im-macolata. I Sacerdoti
ammalati vivono nell’isolamento, non potendo più partecipare alla vita comune
dei Confratelli, restano privi di tanti aiuti: per questo anche per essi
l’incontro presso la Madonna diventa un ri-storo sublime per l’anima ed
un’esigenza sempre più avvertita.
Dal pellegrinaggio per i Sacerdoti però scaturiscono i primi aiuti spirituali
per il Centro. I Sacerdoti ammalati al servizio degli altri ammalati.
Un Sacerdote infermo, infatti può ancora predicare, confessare, ecc.
A Lourdes, proprio al primo anno, si era assistito al meraviglioso spettacolo di
vedere sacerdoti ammalati, che lungo il Gave confessavano i soldati dell’Armata
Francese, in pellegrinaggio Nazionale alla Grotta. Incontro fortuito? Ma... le
linee del Signore sono semplici e misteriose. Ma per gli ammalati bisognava fare
qualcosa di più; sarebbe stato bello farli uscire un po’ dal proprio ambiente,
condurli in luoghi ameni e salubri. Ed allora ecco che a Re, al termine degli
Esercizi Spirituali si ten-gono giornate di studio all’aperto, meditando e
studiando all’ombra dei pini sulle possibilità costruttive dell’ammalato. Nel
1954 si apre il primo laboratorio a Re: la Madonna si serve di una Sua
beneficata. Essa ha lasciato le stampelle improvvisamente — l’osso del femore
completamente distrutto dalla TBC viene saldato istantaneamente con l’ala
iliaca. Ancor oggi essa dirige l’attività del laboratorio. La Madonna ha
mostrato di benedire questo lavoro. La Benedizione del Santo Padre discende,
dopo poco, anche su questo settore di attività. Oggi i laboratori incominciano
ad estendersi, oltre che a Re e a Roma, anche in altre città d’Italia.
Accanto agli ammalati vengono mobilitati anche i sani: essi trovano il loro
posto in nuovi gruppi denominati: FRATELLI DEGLI AMMALATI.
Anche i bambini vengono chiamati lungo la strada del Calvario dei sofferenti:
sono i « Piccoli Fratelli degli Ammalati ».
Non sono mancati poi nel lavoro di questi anni alcuni « frutti privilegiati »,
maturati nel giardino meraviglioso dell’Immacolata:
Nena Marini, giovane dell’Azione Cattolica, morta alla vigilia della definizione
dogmatica dell’Assunta, offertasi vittima per questo apostolato.
Pietro Salvi Alessio, piccolo fiore di passione, che tanta fragranza emana
ancora ai nostri giorni e la cui vita è in corso di stampa.
Giulio Di Mattia, Silenzioso Operaio della Croce, romano, tornato a Dio per
mezzo della sofferenza. Anima gioiosa e piena di carità nella sua offerta.
Leda Colaceci di Marino, che chiude il suo apostolato mentre stava propagando
l’idea dei Sacerdoti ammalati a Lourdes.
Don Luigi Belloni di Rescaldina, diocesi di Milano, che si è offerto vittima al
Signore per l’affermazione del Centro.
Luigi D’Astore, romano, figlio innamorato della Sua Madre celeste, che nella sua
immobilità silenziosa ha gioiosamente attuato il suo programma missionario.
Giunio Tinarelli, operaio delle acciaierie di Terni e Narni, immobilizzato per
diciotto anni per artrite deformante, morto in concetto di santità.
E molte altre anime, realmente eroiche, che sono appartenute al Centro, la cui
partecipazione ha costituito e costituisce la nostra vera ricchezza.
L’apostolato è ora all’epilogo del suo sviluppo? Forse no. Anzi, probabilmente
solo ora incomincia la sua fase costruttiva.
L’unione internazionale degli infermi non è più un’utopia come poteva apparire
qualche anno fa. In molte nazioni ormai ci sono i Volontari della Sofferenza.
L’« Unione Internazionale» di tutti gli ammalati alla sequela di Maria
Santissima per la salvezza del mondo, incomincia a diventare una realtà. Il
merito di questi nove anni di lavoro? Unicamente della Madonna. È stata Lei che
fin dai primi passi ha aperto la via al nostro apostolato; Lei, che l’ha seguito
passo passo, risolvendo ogni difficoltà, anzi, prevenendo più volte con il Suo
intuito di Mamma gli ostacoli. Si potrebbe fare una lunga cronistoria di eventi
in cui balza evidente il segno dell’intervento di Maria; episodi che hanno ben
poca spiegazione umana. Ma il merito più grande, dopo la Madonna, lo hanno gli
infermi, essi l’hanno seguita, passo a passo, per la realizzazione delle Sue
richieste e per cooperare con Lei alla salvezza dell’umanità. Alla vigilia del
primo decennio del nostro apostolato benedica la Vergine immacolata tutti coloro
che hanno cooperato a questo nostro lavoro. Ci sostenga la Vergine santa e
faccia si che questa piccola pianta cresca, fiorisca e si estenda.
D. Luigi NOVARESE
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