Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 2 - febbraio 1952 - pag. n. 11-12
Radio Vaticana
Laudetur Jesus Christus
IL QUARTO D'ORA DELLA SERENITÀ
28 dicembre 1951
Cari amici ammalati, la pace soave del Cuor di Gesù ed il sorriso della Vergine
Santa siano con voi sempre.
É al microfono, il Rev.mo Padre Venturini che ci parla dell'anno nuovo.
Voti augurali vengono trasmessi e ricambiati per coloro che ne inviarono al «
Centro volontari della sofferenza » al «Quarto d'ora della serenità», ecc.; i
ringraziamenti per l'opera diuturna da essi espletata sono confortanti e
incoraggiano a far sempre più e meglio, ma bisogna precisare che il « grazie »
vivo e sincero lo meritano gli ammalati per i costanti esempi di rassegnazione e
di operosità nel dolore.
Alle assidue ascoltatrici della Sardegna, a Delia Aresu, alle sorelle che ci
hanno scritto, va il nostro grazie. Alla buona Delia ricordiamo di nutrir
fiducia e gioia anche se il braccio destro comincia ad imitar il sinistro (già
immobile). E' certamente bello « guarire » glielo auguriamo di cuore, e a tal
fine pregheremo, ma è ancor più bello fare con intima gioia, la volontà del
Signore.
« Cari amici ascoltatori, avete letto i bei libri di Myriam de G., la celebre
scrittrice francese inferma da 36 anni, che immobile, nel suo lettino, compie
con la penna un grande apostolato di bene e di consolazione?
Tra i tanti libri che la nostra cara scrittrice ha composto, e ne ha scritti
tanti, Ventidue anni di martirio, Fiaccola romana, la piccola Via Crucis, dei
malati e Una madre eroica: sono tra i più belli. E' una « sorella » coraggiosa
Myriam de G., e fa della sua sofferenza uno strumento di vita. Il 10 gennaio
ricorre l'anniversario della sua malattia; se le sofferenze glielo permettono,
essa canta, insieme alla sua veneranda madre, il Magnificat di ringraziamento al
Signore in unione a Maria Santissima.
Siamo alla fine dell'anno, forse esaminandoci troviamo di non aver ben compreso
il motivo per il quale il Signore ci ha chiamati a portare, con Lui, la nostra
croce... però l'abbiamo egualmente portata... senza ribellione. Prima di
lasciarci con questa trasmissione, ultima dell'anno, ripetiamo anche noi le
sublimi parole dell'umile Maria. In paradiso noi vedremo che quelle che noi
chiamiamo « croci » altro non eran che doni... « Magnificat anima mea Dominum ».
Chiediamo con la nostra Ave Maria, perdono al Signore e ringraziamolo di tutti i
benefici che ci ha elargito.
Ave Maria gratia plena...
4 gennaio 1952
Ci « risentiamo » in questo nuovo anno, grazie a Dio! Anno nuovo che dev'esser
per noi: di gioia, di serenità, di speranza.
Il Padre Ronco S. J., come sempre, ci spiega le intenzioni dell'apostolato della
preghiera.
13 gennaio
L'Ave Maria - che ci unisce, nel saluto finale prendendo lo spunto dalla lettera
della mamma di S. M. Goretti - è per coloro che si preparano alla vita
matrimoniale, affinché intendano i santi doveri ai quali vanno incontro; per
essi invochiamo l'intercessione della Vergine Madre.
La benedizione del Signore e della Madonna discenda sopra di noi e rimanga
sempre. Una fedele ascoltatrice desidera, nel giorno del suo compleanno,
dedicare alla sua buona mamma il disco-canzone Mamma bianca, per dire con questo
filiale omaggio, la propria riconoscenza a colei che l'assiste con tanta
devozione.
Anche alla venerata mamma di mons. Rastelli porgiamo tanti saluti.
La canzone trasmessa, e il ricordo delle care mamme, può aver suscitato una nube
di malinconia in coloro che vivono senza la vicinanza della mamma, ma il
consolante pensiero che la Mamma del Cielo è accanto ad ognuno di noi dissipa la
leggera nuvoletta.
Un particolare saluto alla signora Silvia Biosi: la sua lettera ci ha fatto
piacere ed il suo dono l'abbiamo ripartito fra tanti amici. Siamo certi che il
Signore la esaudirà... a condizione di continua e fidente preghiera, aderente
alla Sua volontà divina. Facciamo tanti auguri anche a Claudia, ricordandole che
« in Paradiso ci si va vincendo noi stessi e... con allegria »: per ambedue
trasmettiamo: Il lago di Como.
Ane Maria….
18 gennaio
Mons. Bruno Torpigliani ci spiega: la sofferenza in funzione di carità: carità
verso Dio. Tra l'altro ha raccontato:
Mi riferiva un amico di aver ricevuto un giorno, un bell'esempio da un giovane
infermo ricoverato in un ospedale, perché affetto da una forma ribelle d'asma
bronchiale.
Mentre lo visitava, l'infermo fu colto da un attacco del male... respiro
affannoso... le forze che l’abbandonavano... poi? rimase afflosciato sulle sue
braccia. Questi si affrettò a chiamare il personale d'assistenza, ma passò del
tempo e nessuno si presentava. Cominciò allora a manifestare il suo disappunto
per l'abbandono in cui veniva lasciato l'infermo, quando questi si sollevò con
grande sforzo e disse: "Mario, se io fossi assistito con premura e se nulla
mancasse, che merito avrei? Come potrei essere unito completamente a Dio se
potessi confidare nelle creature? Se Iddio chiude gli occhi alle persone che mi
assistono, per seguire un Suo Piano di mia santificazione, che colpa ne ha il
personale d'assistenza?
Oh!, credi, quanto è bello meditare, durante questi attacchi d'asma, la
prostrazione di Gesù nell'orto degli ulivi, oppure il Suo isolamento nel santo
tabernacolo! In questi momenti, penso di più a Lui e mi dimentico dei mio male”.
Ave Maria piena di grazia...
Cari ascoltatori, arrivederci al... mese prossimo.
Hertz
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