Venerabile Mons. Luigi Novarese - Scritti editi:
L’Ancora: n. 11 - novembre 1952 - pag. n. 16-18
ARMIDA BARELLI
Nell'epoca, in cui la nostra prima Sorella Maggiore era ancora collegiale in
Svizzera le accadde questo fatto:
« E' sera. E' l'ora della ricreazione che chiude la giornata.
Le piccole giocano, cantano, saltano; le grandi passeggiano e chiacchierano.
Che sarà di noi tra dieci anni?
- Io? grida l'italiana. Ma poiché la vocetta cristallina viene coperta dalle
voci più mature e più autorevoli, ella salta sopra la cattedra della maestra con
un guizzo di capriolo e s'impone alla folla:
- Sentirete di me fra dieci anni o che sarò madre di ventiquattro figli o che
sarò suora missionaria nella lontana Cina; vecchia zitella no, assolutamente no!
».
Altro fatto quanto mai significativo:
« Finito il lavoro per la consacrazione dei soldati al S. Cuore, la Presidente
dell'Unione Donne Cattoliche che tanto ci aveva aiutato, mi invitò ad entrare
nel Comitato delle Donne Cattoliche di Milano. Le risposi che non potevo essere
una dirigente perché non ero mai stata socia; ma ella non tenne conto delle mie
proteste e mi nominò Vice Presidente per l' Azione sociale. « Per amore del
Sacro Cuore devi accettare ». Per amore del S. Cuore accettai, convinta che
nulla avrei potuto fare, non sapendo neppure che cosa fosse l’ Azione sociale ».
Eppure dir di sì le costa. Ce lo racconta lei stessa quando narrando la prima
chiamata del Card. Ferrari.
« Recandomi un giorno dal Cardinale egli, che aveva saputo della mia
disponibilità e della carica, mi chiese:
-Vuole aiutare il suo Arcivescovo per un nuovo movimento di gioventù femminile?
-Volentieri, Eminenza, se si tratta di un lavoro di tavolino o di beneficienza.
- No, si tratta di diventare propagandista, di andare nelle parrocchie della
diocesi per chiamare a raccolta la gioventù femminile e controbattere così, per
la difesa e la diffusione dell’idea cristiana, la propaganda marxista.
- Andar fuori Milano? Parlare in pubblico? No, no, Eminenza, qualunque cosa ma
questa no; questo non è per me... -, E andai via salutando in fretta e furia pel
timore di dover fare quella cosa impossibile di girare per i paesi e parlare in
pubblico... ».
Ma pochi giorni dopo, di fronte ad un episodio che mostrava chiaramente come le
giovani da sole non riuscissero a mostrare apertamente la loro idea cristiana,
la sua natura retta sente il disagio di quel no.
« Tornai dal Cardinale Arcivescovo: -
Eminenza, eccomi. Sono pentita di averle detto di no. Sono pronta a fare tutto
quello che lei vuole ».
In questo episodio troviamo il suo animo riflessivo, che cerca Dio ed alla cui
volontà cede, anche se deve calpestare la propria volontà.
Il Centro Volontari della Sofferenza ebbe pochi contatti con la Barelli, ma
molto significativi: alcune segnalazioni, alcune ordinazioni, ha inviato la sua
adesione quale sostenitrice dell'apostolato, un incontro durante la
manifestazione allo Stadio, a Roma, in occasione del Trentennio della Gioventù
Femminile. Pochi incontri con la Sorella Maggiore, ma che ci dicono la sua
presenza, la sua approvazione ed il suo aiuto.
La Barelli ha lavorato con dedizione somma e non temiamo di usare aggettivi in
grado assoluto, ha lavorato con amore senza limiti per il Papa e per le anime.
Non è il caso di ripetere ciò che altri giornali opportunamente e con parole
appropriate già hanno di essa riferito. A noi soprattutto, interessa la Barelli
come ammalata e come anima amante del Cuore di Gesù e dell'Immacolata.
Silenziosamente viveva a Milano dal 1948, lavorando in forma anche più profonda
di
prima, mediante la sofferenza.
Essa, dinamica al cento per cento, abituata a parlare in tutte le piazze
d'Italia, ha vissuto per circa due anni, muta, paralizzata, vicino al Cuore di
Gesù, che, per grande concessione del Santo Padre, era presente nell'Eucaristia
in una Cappella, attigua alla sua camera. « Nella sofferenza essa non ebbe
soste, ci dice il veneratissimo Mons. Cavagna, lavorava sempre, instancabile al
suo posto di consegna, ricevendo ed appuntando su un taccuino ciò che essa
voleva dire.
La preghiera era il suo respiro. Pregava sempre lungo il giorno e durante le
lunghe ore insonni della notte.
Era paziente? « Oh se era paziente, afferma ancora con prontezza Mons. Cavagna,
non si lamentava mai, sempre dedita al suo apostolato ». Ed era giusto,
praticava l’apostolato del dolore, insegnato a tante sue piccole sorelle
d'ideale, salite al Cielo, vittime volontarie ed accettate per il trionfo dell’
Azione Cattolica.
Aveva offerto al Signore la sua persona. Si era consacrata al servizio di Dio,
per mezzo di Maria SS.ma.
Non 24 figli, come essa diceva nell'esuberanza della sua gioventù, ma migliaia e
migliaia di anime, nel giorno in cui aveva chiuso gli occhi sulla faccia della
terra, la
chiamavano mamma anche se essa aveva voluto semplicemente essere chiamata «
Sorella Maggiore ».
La Mamma vera era la Madonna e qui la Barelli aveva ragione. Lasciate però che
vi dica che in questo la Barelli ha dimostrato perfettamente la sua acuta e
spirituale sagacia per riuscire nell'apostolato prefisso. Non presidente, non
titoli altisonanti, ma sorella, semplicemente, sorella. La Presidente vera era
un'altra, la Madonna.
Ponendo la Madonna alla base dell' Azione Cattolica, l’obbligava con nuovo
titolo, titolo d'offerta, ad intervenire nella vita di tante giovani e dell'
Azione Cattolica stessa, assicurandosi così la sua riuscita. E che la Madonna
abbia accettato il dono lo dimostra ormai la storia ed il fatto che nel cuore
dell’azione cattolica la Madonna da designato lo scopo della sua missione, il
volto del Cuore di Gesù, realizzando così alla perfezione, proprio e sol come sa
fare la Madonna, la funzione che essa svolge nelle anime, condurle a Gesù.
E la Madonna è fedele alle consegne. La Madonna sviluppa i tesori che le vengono
affidati, li custodisce, li difende e li prospera. E questo si trova tutto
applicato alla lettera nelle fasi dell' Azione Cattolica della Gioventù
Femminile.
I due ideali della Barelli: il Cuore di Gesù e l'Immacolata.
Per il Cuore di Gesù eleverà un monumento, l'Università del Sacro Cuore. Per
l'Immacolata eleverà un altro monumento che sfiderà i secoli, l' Azione
Cattolica.
Nel Congresso delle Presidenti del 1922 fa un dono, è il « Trattato della vera
Devozione a Maria Santissima » di S. Luigi Maria Grignon di Montfort.
La sua giornata terrena si chiude lavorando per la sua augusta Presidente, tanto
amata, tanto ricopiata nella sua fisionomia, Maria Santissima.
Quanta gioia provò nel suo cuore nel giorno della definizione dogmatica dell'
Assunta. Era il trionfo della sua Presidente e della sua Mamma.
Per l' Assunta la Barelli però lavorava ancora. Essa voleva che le popolazioni
entrassero sempre di più nel senso vero della definizione.
E per ciò si era data da fare affinché in tutte le diocesi d'Italia, nel giorno
dell' Assunta, si recitasse la preghiera composta dal Santo Padre.
Il 15 agosto del corrente anno, per la prima volta, viene letta in tutte le
Chiese la preghiera del Papa all' Assunta. Il labbro però della Sorella Maggiore
non si schiude per recitarla. Essa era già volata in paradiso, salita in giorno
di Venerdì, consacrato al Cuore di Gesù, e che coincideva col giorno solenne
dell' Assunta alle ore 0,20.
La Barelli nel giorno dell' Assunta presentava alla Madonna il suo ultimo
lavoro, erano le consegne accettate ed offerte a Lourdes e tramandate alle sue
sorelle d'ideale nel giorno consacrato alla bianca Vergine dei Pirenei l' 11
febbraio 1950.
NOVARESE L.
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